Vangelo

Mt 21,28-32

Lettura

Prosegue la lettura del cap. 21 del Vangelo di Matteo iniziata ieri: Gesù risponde ai capi dei sacerdoti e agli anziani che gli domandano con quale autorità stia insegnando nel Tempio (v. 23). Dopo aver tentato invano di indurre i suoi interlocutori a prendere posizione (vv. 24-27), Gesù racconta due parabole, quella dei due figli invitati dal padre a lavorare nella vigna (vv. 28-32) e quella dei vignaioli omicidi (vv. 33-42), attraverso le quali accusa i capi religiosi di non essere in grado di accogliere la volontà di Dio, di essere incapaci di pentimento e di fede, e per questo di essere superati dai pubblicani e dalle prostitute nel Regno dei cieli.

Meditazione

L’esordio di questa parabola è esattamente identico a quello della parabola del Padre misericordioso, riportata da Luca (Lc 15,11-32), narrata da Gesù ai pubblicani e ai peccatori. In entrambe le parabole, i due figli rappresentano due diversi atteggiamenti dell’uomo di fronte a Dio: quello della formale obbedienza, ma che poi manifesta l’incapacità di aderire con il cuore alla volontà del Padre, e quello dell’iniziale disobbedienza, che però si apre poi al pentimento e alla riconciliazione. I diversi destinatari a cui le due parabole sono narrate sottolineano due aspetti differenti: quella di Luca, rivolta ai pubblicani e ai peccatori, evidenzia l’immensa gioia di Dio di fronte al peccatore convertito; questa di Matteo, rivolta ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, evidenzia invece come la presunzione di essere nella volontà del Padre non lasci spazio ad un sincero pentimento in vista della conversione. Il secondo figlio, invitato dal padre ad andare a lavorare nella vigna, risponde al padre in modo ostentatamente ossequioso, addirittura chiamandolo «signore», ma poi in realtà non fa la volontà del padre. Gesù aveva già ammonito: «Non chi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (v. 21). E qual è la volontà del Padre, che i capi dei sacerdoti e gli anziani non riescono a fare, mentre i pubblicani e le prostitute hanno saputo cogliere? La risposta è data da Gesù nella conclusione della parabola (v. 32): i pubblicani e le prostitute hanno creduto a Giovanni Battista e hanno accolto il suo invito alla conversione, mentre le autorità religiose, pur avendo visto i segni compiuti da Gesù, non si sono nemmeno pentite così da credergli.

Preghiera

«Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo, rinnova i nostri giorni come in antico. Ci hai forse rigettati per sempre, e senza limite sei sdegnato contro di noi?» (Lam 5, 21-22). Donaci, Signore, la conversione del cuore, nel riconoscimento dei nostri peccati e nell’obbedienza al tuo disegno d’amore.

Agire

Mi esaminerò sulla mia obbedienza e fedeltà ai precetti del Signore e della Chiesa. Solo formalità?

Meditazione a cura di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it