Vangelo

Lc 2,22-40

Lettura

L’evangelista Luca attribuisce particolare importanza all’episodio della presentazione di Gesù al Tempio. Trascorsi i trentatré giorni prescritti dalla Legge mosaica per la purificazione dal parto, Maria e Giuseppe si recano a Gerusalemme per compiere il sacrificio di espiazione e per consacrare a Dio il loro figlio maschio primogenito. Le parole profetiche pronunciate dagli anziani Simeone e Anna riguardo a Gesù lasciano stupiti suo padre e sua madre, che tornano a Nàzaret pieni di gioia, ma anche di domande sul futuro di questo bambino.

Meditazione

La liturgia di questa domenica dopo Natale ci invita a meditare il mistero della Santa Famiglia di Nàzaret. L’evangelista Luca, nel racconto della presentazione di Gesù al Tempio, insiste per ben cinque volte sul fatto che Maria e Giuseppe agiscono per adempiere la Legge del Signore, ma risulta del tutto evidente che adempiere la volontà di Dio va ben al di là del semplice adempimento rituale delle prescrizioni contenute nella Legge. Nel racconto, infatti, non si dice nulla riguardo al rito di espiazione, del sacrificio, del loro incontro con il sacerdote. È come se tutto ciò fosse passato in secondo piano rispetto all’incontro con i due anziani profeti, Simeone e Anna, e alle loro parole riguardo al bambino. Tutto lascia pensare che le prescrizioni rituali della Legge di Mosè non hanno più alcun valore davanti alla presenza santificante del Dio fatto carne in Gesù. Anche Maria aveva, sebbene inconsapevolmente, di certo trasgredito le norme rituali della Legge: il testo del Levitico che prescrive i giorni della purificazione dopo il parto, prevede infatti che la donna per trentatré giorni «non toccherà alcuna cosa santa» (Lv 12,4), ma sembra del tutto inverosimile che Maria, per oltre un mese, non abbia toccato il suo bimbo divino, quanto di più santo potesse esistere sulla terra, non lo abbia accarezzato, non lo abbia tenuto in braccio, non lo abbia allattato. Dunque, la famiglia di Nàzaret è santa non in virtù delle opere della Legge, ma mediante la grazia che è in Cristo Gesù (cfr. Rm 3). Così l’evangelista conclude il racconto dicendo che, fatto ritorno a casa, il bambino cresceva «e la grazia di Dio era su di lui» (v. 40). Maria e Giuseppe, accogliendo e amando il loro bambino, accolgono quella stessa grazia divina, fonte della loro santità.

Preghiera

O Signore, «dalla tua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,16-17). Fa’ che, come nella santa famiglia di Nazaret, per grazia del tuo Spirito la tua legge possa essere nel profondo del nostro cuore.

Agire

La mia partecipazione alla liturgia, ai sacramenti, è solo un adempimento di riti e precetti, o è invece un dono di grazia? Come vivo questo in famiglia?

Meditazione a cura di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti <a href="mailto:info@edizioniart.it">info@edizioniart.it