La “globalizzazione dell’indifferenza” evocata da papa Francesco torna sulle labbra di un rappresentante della Santa Sede come fenomeno da sconfiggere. Mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso l’Onu di Ginevra, intervenuto alla 65esima sessione dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur), ha parlato della situazione dei rifugiati nel mondo, facendo particolare riferimento all’Africa.
“Troppe vittime – ha affermato mons. Tomasi – hanno trasformato le acque del Mediterraneo in un cimitero silenzioso”. Vittime di cui sono causa principale coloro che “con crudeltà” trafficano persone umane come fossero un “cargo” merci. Ma parte della colpa risiede anche in politiche di frontiera “eccessivamente restrittive”, che hanno spinto migliaia di richiedenti asilo – i quali fuggono da “condizioni di pericolo e oppressione” – a intraprendere un viaggio fatale per le loro vite.
Non basta tuttavia allentare le frontiere, secondo l’osservatore vaticano è necessario un impegno per prevenire i conflitti e le altre cause che costringono le genti dell’Africa ad abbandonare le loro terre. Mons. Tomasi definisce quindi “strumenti efficaci” le leggi prodotte in alcuni Stati africani per fornire “adeguata protezione” alle popolazioni sfollate. È su questa linea che deve collocarsi la determinazione politica per “prevenire conflitti attraverso il dialogo” e la “solidarietà”, aprendo così – ha concluso mons. Tomasi – “un sentiero verso un futuro pacifico”.