A Bergoglio non lo spaventano eventuali attacchi terroristici al Vaticano, tantomeno intrighi interni tra le mura leonine. Di una cosa però il Santo Padre ha davvero paura: le chiacchiere. Tanto da mettere in guardia da esse la Gendarmeria vaticana.
Potrebbe risultare quasi banale il monito del Pontefice ad un Corpo militare impegnato da secoli nella salvaguardia del Successore di Pietro e dello Stato della Città del Vaticano. Ancor di più se pronunciato pochi giorni dopo il “Conquisteremo Roma” preannunciato dai terroristi dello Stato Islamico, che ha messo il mondo in allarme.
Da Pastore delle anime, tuttavia, al Papa interessa anzitutto la vita spirituale del suo gregge, e le chiacchiere possono rappresentare un danno irreparabile ad essa. Le chiacchiere equivalgono infatti a “bombe” che distruggono la vita degli altri e della Chiesa, ha detto infatti Francesco ai gendarmi, durante la Messa celebrata sabato scorso, nella cappella del Governatorato, in occasione della Festa del loro Patrono San Michele Arcangelo.
E proprio a partire dalla figura dell’Arcangelo che “ci insegna questa virtù del custodire”, il Papa nella sua omelia – riportata da L’Osservatore Romano e ripresa dalla Radio Vaticana – ha messo l’accento sulle mansioni di vigilanza dei militari vaticani.
Essi – ha rimarcato – sono chiamati di fatto a “custodire questo Stato che è al servizio della libertà della Chiesa” e anche a custodire il Papa “perché possa essere libero”. Ma prima di tutto, sull’esempio del loro Patrono, i gendarmi devono “custodire dal diavolo, dalle tentazioni nell’esterno”, quindi dalle chiacchiere che sono la “zizzania” che Satana semina lungo il cammino cristiano.
“Voi – ha proseguito il Santo Padre – guardate le porte, le finestre, perché non entri una bomba”, ma “ci sono bombe pericolosissime dentro”. Anzi, ha aggiunto, “la peggiore bomba che è dentro il Vaticano è la chiacchiera”, che attenta “ogni giorno la vita della Chiesa e la vita dello Stato”. Pertanto “ogni uomo che chiacchera qui dentro” è come se seminasse bombe che mettono a repentaglio la vita altrui.
“State attenti, per favore”, ha esortato allora il Pontefice, “perché nella notte di tante vite cattive, il nemico ha seminato la zizzania”. E laddove sono tanti i laici, i sacerdoti, le suore, i vescovi che “seminano il buon grano”, sono altrettanto numerosi i “laici, preti, consacrati, suore, vescovi, cardinali”, persino “Papi”, che il diavolo sfrutta “per seminare la zizzania”.
“Anche io” corro questo pericolo, ha ammesso Francesco, perché il diavolo è astuto – diceva giorni fa nella Messa a Santa Marta – e “ti mette dentro la voglia”. È bene stare in campana e combattere questa tentazione anche quando uno ha ragione e le sue parole corrispondono a verità. Anche in quel caso – ha rimarcato il Papa – non ha “il diritto di dirlo a tutti”, ma solo “a chi ha le responsabilità”.
Davanti a tali pericoli, i gendarmi devono diventare dunque “sentinelle dei chiacchieroni”. Magari trovando anche il coraggio di richiamare all’ordine e dire: “Per favore signore, per favore signora, per favore padre, per favore suora, per favore eccellenza, per favore eminenza, per favore santità, non chiacchierare, qui non si può!”.
Non è una sciocchezza, il pericolo è che scoppino delle “bombe”. Non solo: i chiacchieroni “commettono iniquità” – ha ricordato il Papa – e, come avverte il profeta Daniele, chi fa ciò sarà condannato “alla vergogna e all’infamia eterna”.
Allora sforziamoci e collaboriamo insieme – ha concluso Bergoglio – perché nella “ultima pagina della nostra vita” ci sia scritto “ha seminato il buon grano” e non ha gettato “la bomba della zizzania”.