Il Papa e la sfida della nuova famiglia

Le prospettive del prossimo Sinodo dei Vescovi

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Con una solenne celebrazione, presieduta da Papa Francesco, avrà inizio domenica prossima in Vaticano la III Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, organismo voluto da Paolo VI per valorizzare la collegialità episcopale quale segno e strumento della più ampia “sinodalità” di tutta la Chiesa, del coinvolgimento, cioè, attivo e responsabile di ogni fedele nella vita del popolo di Dio. Sin dai primi atti del suo pontificato, Francesco ha manifestato la volontà di incoraggiare la partecipazione di tutti i vescovi al governo della Chiesa universale, promuovendo al tempo stesso la responsabilità propria degli episcopati nazionali nella risposta da offrire alle tante e diverse sfide pastorali del nostro tempo. Egli intende così dare espressione piena e visibile all’ecclesiologia di “comunione” proposta dal Concilio Vaticano II.

È in questo spirito che va compreso anche il cammino che ha voluto per questa assemblea sinodale, a partire da un ascolto ampio e profondo della vita della Chiesa e delle sfide più vive che ad essa si pongono, realizzato attraverso un questionario inviato a tutte le Conferenze Episcopali. Le risposte pervenute, in altissima percentuale e non solo dai vescovi, sono confluite in un Instrumentum Laboris di ampio respiro, che sarà alla base dei lavori sinodali.

Essi si svolgeranno per la prima volta in due tappe, la prima nell’ottobre di quest’anno, la seconda nell’ottobre 2015, in modo da consentire un tempo intermedio in cui le Chiese locali, nella ricchezza e varietà delle loro componenti, possano maturare proposte da offrire al discernimento del Vescovo di Roma. Con Papa Francesco i credenti sono dunque chiamati in modo rinnovato a camminare sulle vie del Concilio e del suo insegnamento riguardo alla Chiesa, immagine della Trinità divina, una nella fede, varia e molteplice nei doni e nei servizi che la compongono.

Il tema scelto dal Papa per questa assemblea sinodale, di cui mi ha nominato “segretario speciale”, riguarda “le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Ne sottolineo due aspetti: il primo è l’attenzione prioritaria all’annuncio del Vangelo. Con continua insistenza Francesco ricorda alla Chiesa che essa non esiste per se stessa, ma per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, cui è chiamata a portare la gioia del Risorto. Questa gioia va annunciata a tutti, in uno slancio d’amore gratuito che non esclude nessuno, a cominciare dalla famiglia, cellula decisiva della società e della Chiesa, scuola di umanità (come l’ha definita il Vaticano II al n. 52 della Costituzione Gaudium et Spes), di socialità e di ecclesialità, grembo di crescita nella fede e nell’amore reciproco.

Primo scopo del Sinodo è di riproporre a un mondo in cui l’istituto familiare è spesso in crisi la bellezza e la necessità della famiglia per il bene di tutti. Il secondo aspetto da rilevare è il taglio “pastorale” del tema, secondo la prospettiva esistenziale e pratica con cui Francesco invita a guardare il valore e le sfide della vita familiare oggi. Si potrebbe definire questo taglio con le parole che il Beato Giovanni XXIII annotava sul suo Diario il 19 Gennaio 1962, nel clima della preparazione prossima del Concilio: “Tutto riguardare in luce di ministero pastorale, cioè: anime da salvare e da edificare”. Non si tratta, insomma, di dibattere questioni dottrinali, peraltro esplicitate dal Magistero anche recente (dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes 47-52, all’Esortazione apostolica Familiaris consortio di Giovanni Paolo II del 1981), quanto di comprendere come annunciare in maniera efficace il Vangelo della famiglia al tempo che stiamo vivendo, segnato da un’evidente crisi sociale e spirituale.

L’invito che ne deriva per tutta la Chiesa è a mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie, manifestando ad esse vicinanza e proponendo loro in maniera credibile la misericordia di Dio e la bellezza del rispondere alla Sua chiamata. In un contesto come quello della cosiddetta “modernità liquida” (Zygmunt Bauman), in cui nessun valore sembra più assodato e l’istituto familiare è spesso semplicemente rifiutato, diventa quanto mai significativo mostrare i caratteri profondamente umanizzanti della proposta cristiana sulla famiglia, che non è mai contro qualcuno, ma sempre ed esclusivamente a favore della dignità e della bellezza della vita di tutto l’uomo in ogni uomo, per il bene dell’intera società.

Nella famiglia – afferma il Vaticano II – “le diverse generazioni s’incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e a comporre convenientemente i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale” (Gaudium et Spes 52). Accompagnamento e misericordia costituiscono l’atteggiamento che Papa Francesco chiede di avere verso le famiglie. Verso quanti vivono in situazioni irregolari dal punto di vita morale e canonico, l’insistenza è “sulla misericordia divina e la tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie geografiche ed esistenziali”.

Certamente, vivere in pienezza il Vangelo della famiglia non è facile, né scontato, e spesso le condizioni concrete dell’esistenza tendono a minare anche gli sforzi migliori: si pensi alla fragilità psicologica e affettiva possibile nelle relazioni familiari o all’impoverimento della qualità dei rapporti, dovuto allo stress originato dalle abitudini e dai ritmi imposti dall’organizzazione sociale, dai tempi di lavoro, dalle esigenze della mobilità. Inoltre, la cultura di massa influenza e corrode talvolta le relazioni familiari, invadendo la famiglia con messaggi che banalizzano il rapporto coniugale. Diventa allora più che mai vitale coniugare l’impegno quotidiano in famiglia a condizioni che la sostengano tanto nell’ambito della società civile, quanto nella comunità ecclesiale, motivando concretamente la bellezza e la fecondità del matrimonio e il potere terapeutico della fedeltà coniugale.

Numerose sono, poi, le situazioni contestuali nuove, che richiedono attenzione peculiare da parte della Chiesa, dalla cultura del non-impegno e della presupposta instabilità del vincolo alla riformulazione dell’idea stessa di famiglia, a un diffuso pluralismo relativista nella concezione del matrimonio, fino a proposte legislative che svalutano la permanenza e la fedeltà del patto matrimoniale. Queste sfide comportano conseguenze pastorali rilevanti: “Se ad esempio si pensa al solo fatto che nell’attuale contesto molti ragazzi e giovani, nati da matrimoni irregolari, potranno non vedere mai i loro genitori accostarsi ai sacramenti, si comprende quanto urgenti siano le sfide poste all’evangelizzazione dalla situazione attuale, peraltro diffusa in ogni parte del villaggio globale’”. La vastità dell’impegno, l’urgenza dei temi e le attese, rischiano di essere fin troppo grandi. Chi crede, sa di poter chiedere luce e sostegno al Dio della vita e della storia, e Papa Francesco ha invitato in modo particolare a farlo in questa domenica, pregando in tutte le Chiese per l’imminente assemblea sinodale. Per tutti, comunque, la posta in gioco è talmente rilevante, da ritenere che su di essa si giochi in buona parte la qualità del nostro comune futuro.

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Fonte: Il Sole 24 Ore, domenica 28 settembre 2014, pp. 1 e 14

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Bruno Forte

Arcivescovo di Chieti-Vasto

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