Non c’è l’ha fatta padre Manuel Garcia Viejo: il frate dell’ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli, è mortoieri, giovedì 25 settembre, in un ospedale di Madrid, a causa dell’ebola contratta in Sierra Leone dove lavorava come chirugo. E’ il secondo religioso spagnolo a perdere la vita nell’epidemia di febbre emorragica che ha messo in ginocchio l’Africa occidentale e fa tremare il mondo intero.
Il 69enne Garcia Viejo era stato rimpatriato grazie alla disponibilità del governo spagnolo lo scorso 22 settembre e trasferito in ospedale in condizioni gravi. Non era stato possibile somministrargli lo Zmapp, il siero sperimentale usato con successo su due pazienti americani. Il virus continua dunque a mietere vittime anche tra quanti cercano di soccorrere la popolazione – oltre ai religiosi Fatebenefratelli e degli altri ordini, il numero di medici e operatori sanitari contagiati è salito a 373, con 208 morti (tra cui 182 infettati e 87 decessi in Liberia e 113 infettati, 81 morti in Sierra Leone) – ma la mobilitazione non si ferma.
“Di fronte a questo stillicidio possiamo soltanto soffrire, pregare e lavorare”, commenta frà Marco Fabello, della provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli in un comunicato. “Il dolore e la paura – prosegue – sono una condizione che condividiamo con gli operatori sanitari laici e con le popolazioni colpite e la preghiera, con cui invochiamo l’intercessione di San Giovanni di Dio, è l’unica in grado di darci la forza e l’audacia necessarie. Appartiene al nostro carisma ed è scritto nel nostro statuto: quando un frate viene ordinato si impegna a portare il Vangelo dell’Ospitalità fino al sacrificio della vita”.
Nei giorni scorsi, il Priore Generale dell’Ordine Ospedaliero, fra Jesùs Etayo, aveva diffuso una lettera in cui spiega la sofferta decisione di chiudere nuovamente l’ospedale di Lunsar dove lavorava fra Viejo – che era già stato chiuso e trattato dopo altri casi di contagio – e ammette che “per tutti noi, e in special modo per i Confratelli e i Collaboratori che sono in Sierra Leone, è un momento molto difficile”.
“Non possiamo continuare l’attività da soli – aggiungeva Etayo – e pertanto abbiamo bisogno del coordinamento e dell’aiuto del governo, della Chiesa e degli organismi internazionali che operano in campo sanitario, per poter realizzare un lavoro efficace e adeguato”, ma “se ci saranno le condizioni, siamo disponibili affinché i nostri Centri possano costituire un altro anello della catena formata dai progetti in atto o futuri per affrontare questa difficile situazione”.
L’intenzione dei Fatebenefratelli, dunque, malgrado le evidenti difficoltà, è quella di “continuare ad essere al servizio della popolazione, specialmente in questo momento, quando cioè hanno più bisogno di noi”.