Oltre 1 milione e mezzo di bambini in povertà assoluta in Italia

Dati di Save the Children riferiscono di un drastico aumento della povertà minorile nel paese, a fronte di misure inefficaci per contrastarla

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Sono più di 1 milione 400 mila i bambini e gli adolescenti in Italia che vivono in povertà assoluta, ovvero impossibilitati ad accedere a un paniere minimo di beni. Dunque il 13,8% di tutti i minori italiani. Dal 2012 al 2013, il numero di minori in povertà assoluta in Italia è aumentato di 400 mila unità. La crescita della povertà assoluta è stata più marcata nel Mezzogiorno, ma non ha risparmiato le regioni del Nord e del Centro Italia.

Anche la povertà relativa è in aumento, arrivando a quasi 2 milioni 400 mila minori, il 23% del totale e con un aumento significativo di 300 mila unità in un solo anno, dal 2012 al 2013. Se al Nord e Centro la percentuale di bambini ed adolescenti in povertà relativa è di poco inferiore al 15%, al Sud raggiunge quasi il 40%. Tutte le regioni del Sud hanno infatti percentuali di povertà relativa al di sopra della media nazionale, con punte massime in Sicilia e Calabria dove circa la metà dei bambini ed adolescenti sotto i 18 vive in povertà relativa.

Questi i dati diffusi oggi da Save the Children, l’organizzazione che dal 1919 lotta per salvare i bambini e tutelare i loro diritti in tutto il mondo, al fine di lanciare un preciso allarmante appello alle istituzioni: occorre agire subito e con misure realmente concrete e funzionali a fermare il preoccupante e dilagante fenomeno della povertà minorile in Italia.

“Se gli ultimi dati sull’incidenza dei minori in povertà assoluta e relativa in Italia sono allarmanti, lo è forse ancor di più dover constatare che il nostro Paese si è caratterizzato negli ultimi anni per una profonda inefficacia degli interventi governativi che sulla carta avrebbero dovuto contrastare questo fenomeno”, ha dichiarato Valerio Neri, direttore Generale di Save the Children Italia.

Affiancando infatti i dati su povertà di reddito, di lavoro e indici di deprivazione – creando quello che a livello europeo viene definito l’indice di Povertà ed esclusione sociale (AROPE) [3]  – emerge come l’Italia abbia delle percentuali più alte di minori a rischio povertà ed esclusione sociale dell’Unione Europea, pari al 28%, dato al di sopra di 6 punti percentuali della media europea ed inferiore soltanto a quella rilevata in alcuni nuovi stati membri (Bulgaria, Romania, Ungheria, Lituania) o in paesi particolarmente segnati dalla crisi finanziaria come l’Irlanda e la Grecia.

Save the Children manifesta la propria viva preoccupazione per il fatto che, facendo un confronto tra la percentuale dei minori a rischio povertà misurata prima dell’intervento delle politiche di welfare e la stessa percentuale misurata dopo che le misure sono state erogate, in Italia si ha una flessione di appena 7 punti percentuali (dal 33,1 al 26%), collocando il nostro paese notevolmente al di sotto della media Europea.

Al contrario in Paesi come l’Irlanda e UK, dove la percentuale di minori a rischio povertà sarebbe molto alta (si stima che in UK quasi un minore su due – il 45% – sarebbe in condizioni a rischio povertà senza le politiche di welfare adottate dal Governo), gli interventi messi in campo per contrastare la povertà sono molto più efficaci riuscendo a ridurre tale percentuale rispettivamente di 32 e di 26 punti percentuali. Lo stesso avviene nei paesi scandinavi (in particolare Finlandia e Svezia) e in Austria.

“Non si tratta quindi solo di un problema di quantità di risorse messe a disposizione per interventi e politiche per la riduzione della povertà – risorse che sono andate diminuendo drasticamente e che solo nell’ultimo anno hanno registrato un’inversione di tendenza -, ma soprattutto di come queste risorse vengono spese e di quanto siano efficaci nel riuscire a far emergere dal rischio di povertà i minori del nostro Paese.”, continua Valerio Neri

Come suggerisce la stessa Commissione europea, in quasi tutti i Paesi, a sistemi universali di sostegno al reddito che riducono l’impatto della povertà sulle famiglie si aggiungono interventi concentrati proprio sui minori perché tra i gruppi maggiormente esposti al rischio povertà, mirando quindi ad un target specifico proprio per evitare il loro scivolamento nella fascia di povertà.

“Al momento il nostro Paese spicca per l’assenza di strategie complessive specificatamente mirate a contrastare il fenomeno tra i bambini e gli adolescenti, quali il supporto al reddito e l’occupazione delle famiglie, i congedi parentali, sovvenzioni per la casa e servizi per l’infanzia, mentre le misure messe in campo negli ultimi anni dal governo italiano non sono state in larga parte implementate: basti pensare al Sostegno d’Inclusione Attiva (SIA) o alla social card, i cui criteri di accesso per le famiglie sono risultati talmente farraginosi da non consentire di raggiungere il tetto dei beneficiari che si era stabilito”, commenta Raffaela Milano, Direttore Programma Italia- Europa di Save the Children.

Al fine di rimettere il contrasto alla povertà minorile al centro dell’agenda politica, Save the Children – che con altre realtà associative aderisce all’Alleanza di lotta alla povertà e alla comune proposta di istituire un Reddito di Inclusione Sociale per tutte le famiglie che vivono la povertà assoluta in Italia – chiede con forza che venga istituito uno strumento universale di lotta alla povertà, scongiurando il rischio che l’Italia rimanga l’unico paese dell’Unione europea ad esserne priva, visto che anche la Grecia sta avviandosi in questa direzione.

“In particolare – continua Valerio Neri – riteniamo essenziale potenziale ed avviare la sperimentazione del Sostegno per l’Inclusione Attiva su tutto il territorio nazionale, incrementando significativamente la copertura prevista dalla legge di stabilità 2014 e procedere all’immediata utilizzazione dei fondi previsti dal DL 76/2013 (168 milioni di euro) per l’estensione a tutto il Mezzogiorno della sperimentazione precedentemente avviata in 12 città”, continua Raffaela Milano.

Inoltre, Save the Children ritiene prioritario un intervento del Governo per  Strutturare un piano di azione nazionale di contrasto alla povertà minorile, che poggi su alcuni pilastri fondamentali, quali: un utilizzo mirato ed adeguato dei fondi strutturali europei per la nuova programmazione 2014-2020 con una specifica attenzione alla tutela dei diritti dell’infanzia; il rafforzamento dei servizi dedicati al sostegno alla genitorialità, all’infanzia e all’adolescenza e il loro accesso alle famiglie in condizioni di povertà; la concretizzazione dell’impegno del governo sul tema del rafforzamento della rete dei servizi per la prima infanzia, garantendo il rifinanziamento e l’erogazione effettiva dei fondi per arrivare ad una copertura del 33% entro il 2020.

“La povertà minorile riveste ormai un’importanza fondamentale in tutti gli stati europei”, conclude Neri, auspicando “che il nostro Governo, in occasione della prossima conferenza europea del 9 ottobre organizzata dalla Commissione Europea sul tema della povertà, voglia dare priorità al fenomeno riportandolo al centro dell’agenda del semestre europeo e partendo dalla messa in atto di misure concrete”.

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ZENIT Staff

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