Piatti e riconoscenza

Essere cristiani è vita di gratitudine per l’amore immenso in cui Dio ci immerge

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Una mamma così mi racconta:

“Un giorno, durante il pranzo, Giacinto s’accorse che ero stanca, mala­ta:

“Mamma, oggi i piatti li lavo io”.

“Non preoccuparti, tu sei piccolo, “. 

“Tu, mam­ma, sei stanca; lascia che faccia qualcosa per te”. 

Giacinto a quattro anni voleva ad ogni costo approfittare dell’occasione per ringraziarmi concretamente.

Il piccolo mi lasciò seduta nella sala da pranzo; indossò il grembiulone e con tutto l’impe­gno s’imbarcò in un’operazione più grande di lui: lavare i piatti.

Cominciò l’impresa. Ogni piatto che toccava si “moltipli­cava” per terra. Un sussulto, ma poi ri­prendeva, e i piatti si “moltiplicavano” per terra. Nell’udire quella “musica” mi alzai piano piano dalla sedia e, senza farmi notare, da un angolo della cucina ho ammirato la scena.

Ero talmente rapita dal gesto d’amore del mio bambino che quasi non m’accorgevo dei piatti che si rompevano, ma, commossa, m’avvicinai al piccolo e gli stampai in fronte un grosso bacio dicendogli: "Grazie, figlio mio!”

Essere cristiani è vita di riconoscenza per l’a­more immenso in cui Dio ci immerge. Dio non ci valuta per quanto siamo capaci di fare, ma per l’a­more che ci si mette in quel poco, tanto, o niente che si fa.        

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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