Nigeria: "Venite ad aiutarci prima che i cristiani vengano sterminati da Boko Haram"

L’appello di mons. Stefano Dami Mamza, vescovo di Yola, la diocesi nigeriana che attualmente accoglie oltre 5mila sfollati in fuga dalla setta islamista

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Un silenzioso genocidio va sistematicamente avanti in Nigeria dal 2009. Esso è collegato direttamente alla setta terroristica islamista conosciuta come Boko Haram (la cui traduzione letteraria significa “l’educazione occidentale è ‘proibita’ o un ‘peccato’”). Il nome ufficiale del gruppo è infatti un altro: Jama‘at ahl as-sunna lidda‘awati wal-jihad, ovvero “persone impegnate negli insegnamenti del profeta per proselitismo e jihad”. Questa brutale setta è stata fondata nel 2002 a Maiduguri, nel nord della Nigeria, dal chierico islamico Mohammed Yusuf.

Le statistiche stimano che il numero delle vittime di attentati terroristici da loro perpetrati ha superato oltre 20 mila morti. Molti di questi sono stati provocati durante incontri di preghiera tra cristiani. Solo nella prima metà di quest’anno, 2.053 civili sono stati uccisi in circa 95 attacchi, secondo le analisi dettagliate dei rapporti dei media e delle indagini sul campo presentate da Allafrica.com.

La paura delle atrocità del gruppo terroristico ha portato intere popolazioni a fuggire dai loro villaggi. Padre Michael Walsh, missionario dell’Ordine di Sant’Agostino (OSA) attivo in Nigeria da ormai 18 anni, spiega infatti che è impensabile aspettarsi da gente comune che  affronti Boko Haram, a causa della estrema discrepanza dei mezzi. I miliziani hanno infatti alle spalle anni di formazione e esercitazioni con armi sofisticate. Anche l’esercito nigeriano rispetto a loro è comparabilmente “sotto-armato”.

Alla luce di tutto ciò, ZENIT ha intervistato mons. Stefano Dami Mamza, vescovo della diocesi nigeriana di Yola, per spiegare la gravità della minaccia che le comunità cristiane si trovano ad affrontare. E la risposta del presule è inequivocabile: “I cristiani si trovano ad affrontare il pericolo di essere completamente sterminati”. Di seguito l’intervista.

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C’è un silenzio assordante su ciò che sta accadendo in Nigeria. Probabilmente a causa di altre guerre “redditizie” in giro per il mondo. Puoi spiegarci cosa sta succedendo?

La situazione nel nord Est della Nigeria è molto critica soprattutto nel sud del Borno e a nord di Adamawa. Queste regioni, aree a maggioranza cristiana, sono state invase dai membri di Boko Haram, tra cui il mio villaggio natale, Bazza, occupato dalla setta circa due settimane fa. Quelli più fortunati sono riusciti a fuggire verso le montagne e a nascondersi tra i cespugli, quelli che non ce l’hanno fatta sono stati uccisi dai terroristi. Altri sono stati costretti a convertirsi all’islam. Le persone intrappolate sulle montagne sono senza cibo e acqua pulita e molti stanno morendo di fame. La maggior parte dei profughi sono arrivati ​​a Yola e vivono adesso nella condizione di sfollati. Tutte le parrocchie di Yola sono piene di queste persone. Solo nella mia Cattedrale ospitiamo oltre 5mila sfollati registrati che hanno bisogno delle necessità di base della vita.

Quali pericoli corrono le comunità cristiane diffuse in Nigeria?

Semplicemente le Comunità cristiane diffuse in tutto il nord est del Paese corrono il pericolo di essere sterminate.

Come mai non vi è alcuna resistenza locale (nazionale e ufficiale) contro Boko Haram?

Perchè non sembra esserci alcuna assistenza da parte della comunità internazionale. Inoltre il nostro esercito militare sembra non prendere questa rivolta sul serio ed è in fuga per paura di Boko Haram.

Secondo lei, Boko Haram è legata e finanziata dal cosiddetto Califfato? In altre parole, come mai sta diventando sempre più forte?

Io personalmente non conosco chi sostiene Boko Haram, ma sembra essere finanziato da gruppi e individui locali e internazionali.

Qual è il suo appello al mondo riguardo a questa situazione? Come possono aiutarvi le persone e le nazioni?

La mia richiesta è che il mondo venga in nostro aiuto prima di essere completamente sterminati. Il nostro esercito militare dovrebbe essere aiutato a contenere la situazione. Abbiamo bisogno di materiali di soccorso per gli sfollati. La gente muore di fame, malattie e non hanno un riparo…

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Robert Cheaib

Docente di teologia presso varie università tra cui la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Svolge attività di conferenziere su varie tematiche che riguardano principalmente la pratica della preghiera, la mistica, l’ateismo, il rapporto tra fede e cultura e la vita di coppia. Gestisce un sito di divulgazione teologica www.theologhia.com. Tra le sue opere recenti: Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana (Edizioni san Paolo 2013); Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata (Il pozzo di Giacobbe 2015); Rahamim. Nelle viscere di Dio. Briciole di una teologia della misericordia (Tau Editrice 2015); Il gioco dell'amore. 10 passi verso la felicità di coppia (Tau Editrice 2016); Oltre la morte di Dio. La fede alla prova del dubbio (San Paolo 2017).

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