Nilo, appena s’accorge del mio interesse di fronte al quadro in casa sua, si affretta ad accendere il faretto che lo illumina. Ciò che colpisce subito è l’espressione intensa del volto: due occhi spalancati, su un invisibile interlocutore; due lacrimoni sugli zigomi e la bocca semiaperta, come di chi non sai se piange o sorride.
Mi soffermo; colgo il soggetto del quadro, e dico all’amico: “è straordinario questo dipinto. È San Pietro che piange”. Desideroso di conoscere le sue impressioni, gli chiedo: “Ma perché Pietro piange?”
D’impeto risponde: “eh! piange il suo peccato! Ha rinnegato tre volte Gesù! L’ha fatta grossa, troppo grossa! E continuando a fissare il quadro: eh! sì, piange disperato, poverino!”
“No ‑ replico immediatamente ‑ Pietro non è disperato, perché Pietro è cristiano”.
Subito si fa attento alle parole forti e… nuove: Pietro piange di gioia, perché si è accorto che la misericordia ha superato il peccato. Al primo, insopportabile rammarico è subentrata la gioia del perdono. Gli occhi di Gesù, occhi della misericordia hanno incrociato quelli di Pietro che, spergiurando, aveva da poco rinnegato tre volte il maestro.
In Pietro la miseria si è sposata conla Misericordia. Pietroha sentito vere anche per sé le parole: “c’è più gioia per uno che si pente…”.
Lo sguardo di Gesù rassicura Pietro, e gli richiama parole già udite: “il Padre gli corse incontro, gli gettò le braccia al collo… bisogna far festa…”.
Pietro piange di gioiosa riconoscenza che trasforma le sue lacrime in perle.
Ciao da p. Andrea
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