È un inno al coraggio e alla consolazione il discorso pronunciato tutto a braccio da Francesco nella Cattedrale di San Paolo a Tirana, quarta tappa del suo viaggio apostolico in Albania. Sotto lo ‘sguardo’ di Giovanni Paolo II e Madre Teresa, raffigurati in una suggestiva vetrata del moderno edificio (la costruzione della Cattedrale è stata completata nel 2001 n.d.a.), il Papa incontra i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e i membri dei diversi movimenti laicali del paese.
Con loro celebra i Vespri e ascolta con gli occhi bagnati di lievi lacrime le testimonianze di un sacerdote e una religiosa, ormai anziani, vittime della persecuzione da parte del regime comunista. Due esempi, questi, dei tanti e tanti preti e consacrati che hanno pagato a caro prezzo la loro fedeltà a Cristo.
Udire direttamente dalla loro bocca i drammi e i soprusi subiti è un’emozione tale per il Papa che mette da parte il discorso scritto e parla spontaneamente, mosso dalla commozione e dalla “sorpresa” di toccare con mano la sofferenza di questo popolo.
"Io ho preparato alcune parole per voi, da dirvi, e le consegnerò all’arcivescovo perché lui dopo vi faccia arrivare la traduzione è fatta. Ma adesso, mi è venuto di dirvi un’altra cosa…”, dice infatti Bergoglio. “In questi due mesi, mi sono preparato per questa visita, leggendo la Storia della persecuzione in Albania. E per me è stata una sorpresa: io non sapevo che il vostro popolo avesse sofferto tanto!”.
E per il Santo Padre è stata una sorpresa pure vedere oggi, nel tragitto dall’aeroporto fino a piazza Madre Teresa, tutte le fotografie dei martiri appese per strada. “Si vede che questo popolo ancora ha memoria dei suoi martiri, di quelli che hanno sofferto tanto!”, osserva il Pontefice. E quasi balbettando esprime l’emozione di averne “toccati” due, prima della celebrazione: “Quello che io posso dirvi è quello che loro hanno detto, con la loro vita, con le loro parole semplici … raccontavano le cose con una semplicità … ma tanto dolorosa!”.
Riflettendo sulle parole dei due religiosi la domanda che sorge spontanea è infatti: “Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?”. La risposta è il versetto della Lettura dei Vespri, afferma Papa Francesco, in cui San Paolo dice ai Corinzi: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione stessa con la quale siamo stati consolati noi da Dio”.
Semplicemente, è statoil Padre Eterno a far sopportare ai tanti preti, religiosi e consacrati le angherie di una nazione che ‘ha voluto uccidere Dio’. “Hanno sofferto troppo”, rimarca Papa Francesco, “hanno sofferto fisicamente, psichicamente anche quell’angoscia dell’incertezza: se sarebbero stati fucilati o no … E vivevano così, con quell’angoscia! E il Signore li consolava”.
Li consolava come ha fatto, secoli prima, con Pietro “incatenato” in carcere, mentre intanto “tutta la Chiesa pregava per lui”. È proprio il ‘segreto’: “Il Signore consolò Pietro, e ai martiri e a questi due che abbiamo sentito oggi” perché – spiega il Papa – “c’era gente nella Chiesa, il popolo di Dio, le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura che pregavano per loro”. È il “mistero” della Chiesa: quando essa “chiede al Signore di consolare il suo popolo”, Egli “consola umilmente, anche nascostamente”, “consola nell’intimità del cuore e consola con la fortezza”.
E solo da Lui viene “l’unica consolazione”. Quindi “guai - avverte il Papa - se cerchiamo un’altra consolazione!”. “Guai ai preti, ai sacerdoti, ai religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano consolazione lontano dal Signore! Io non voglio bastonarvi, oggi, eh? Io non voglio diventare il boia, qui; ma sappiate bene, se voi cercate consolazione in altra parte, non sarete felici!”. Non solo, aggiunge rincarando la dose, “non potrai consolare nessuno, perché il tuo cuore non è stato aperto alla consolazione del Signore. E finirai, come dice il grande Elia al popolo di Israele, ‘zoppicando con le due gambe’”.
Quindi “sia benedetto Dio Padre, Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione…”, ribadisce il Santo Padre. “È quello che hanno fatto questi due, oggi, umilmente, senza pretese, senza vantarsi, facendo a noi il servizio di consolarci” e dicendo “ma, siamo peccatori! Però il Signore è stato con noi: questa è la strada. Non scoraggiatevi!”.
<p>“Scusatemi, se vi uso oggi di esempio – conclude Bergoglio rivolgendosi al prete e alla religiosa - ma tutti dobbiamo essere d’esempio uno all’altro”. Quindi, conclude, “andiamo a casa pensando bene: oggi abbiamo toccato i martiri".