Albania "terre delle aquile", che volano sulle ali della convivenza religiosa

Incontrando le autorità, il Papa cita il paese come esempio di tolleranza in un contesto geopolitico in cui la religione viene usata come “fattore di scontro e violenza”

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Prima tappa del quarto viaggio internazionale di papa Francesco, il primo in uno Stato europeo, è il palazzo presidenziale di Tirana, dove il Pontefice, incontrando le autorità albanesi, si è detto “molto lieto” di trovarsi “nella nobile terra di Albania, terra di eroi, che hanno sacrificato la vita per l’indipendenza del Paese, e terra di martiri, che hanno testimoniato la loro fede nei tempi difficili della persecuzione”.

Per questo l’Albania, ove i cattolici sono il 15% della popolazione, si colloca come un modello attualissimo di testimonianza, in una fase storica come l’attuale, segnata dalle azioni violente dello Stato islamico in Iraq e Siria. Il Santo Padre, nel discorso pronunciato dinanzi alle autorità, ha riavvolto il nastro della memoria nazionale albanese, macchiata dal sangue ateo e comunista ma capace di risorgere. “È trascorso ormai quasi un quarto di secolo – ricorda il Papa – da quando l’Albania ha ritrovato il cammino arduo ma avvincente della libertà”. Libertà che ha consentito alla società albanese di “intraprendere un percorso di ricostruzione materiale e spirituale, di mettere in moto tante energie e iniziative, di aprirsi alla collaborazione e agli scambi con i Paesi vicini dei Balcani e del Mediterraneo, con l’Europa e con il mondo intero”.

Un nuovo percorso all’insegna del “rispetto dei diritti umani”, tra i quali spicca “la libertà religiosa e di espressione del pensiero”, considerata “condizione preliminare per lo stesso sviluppo sociale ed economico di un Paese”. Papa Francesco si definisce persino “rallegrato” della “pacifica convivenza” e della “collaborazione tra gli appartenenti a diverse religioni”: una “felice caratteristica dell’Albania, che va preservata con cura e attenzione”.

È un “bene prezioso per il Paese” il “clima di rispetto e fiducia reciproca tra cattolici, ortodossi e musulmani”, il quale offre all’Albania “un rilievo speciale in questo nostro tempo”. È da qui che inizia l’amara diagnosi della fase storica attuale da parte del Pontefice, il quale rileva che “da parte di gruppi estremisti, viene travisato l’autentico senso religioso e vengono distorte e strumentalizzate le differenze tra le diverse confessioni”. Questi gruppi fanno delle differenze religiose “un pericoloso fattore di scontro e di violenza, anziché occasione di dialogo aperto e rispettoso e di riflessione comune su ciò che significa credere in Dio e seguire la sua legge”.

L’ammonimento da parte del Vescovo di Roma giunge dunque chiaro e forte: “Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione! Nessuno prenda a pretesto la religione per le proprie azioni contrarie alla dignità dell’uomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libertà religiosa di tutti!”.

Il Papa, alle cui spalle si erge il busto imponente dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota detto Scanderbeg, ribadisce così l’esempio luminoso della “Terre delle Aquile”, il quale dimostra “che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile”. Ma la convivenza non è un monolite incrollabile bensì “un valore che va custodito e incrementato ogni giorno” attraverso “l’educazione al rispetto delle differenze e delle specifiche identità aperte al dialogo ed alla collaborazione per il bene di tutti, con l’esercizio della conoscenza e della stima gli uni degli altri”. Soprattutto, si tratta di “un dono che va sempre chiesto al Signore nella preghiera”. “Possa l’Albania – l’auspicio del Santo Padre – proseguire sempre su questa strada, diventando per tanti Paesi un esempio a cui ispirarsi!”.

Passato “l’inverno dell’isolamento e delle persecuzioni” e “venuta finalmente la primavera della libertà”, l’Albania si è potuta anche riconciliare con la Chiesa cattolica. Istituzione quest’ultima che, come ha ricordato il Papa, “ha potuto riprendere un’esistenza normale, ricostituendo la sua gerarchia e riannodando le fila di una lunga tradizione”. Il contributo positivo della Chiesa è ben visibile agli occhi di chi visita l’Albania: “Sono stati edificati o ricostruiti luoghi di culto, tra i quali spicca il Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Scutari; sono state fondate scuole e importanti centri educativi e di assistenza, a disposizione dell’intera cittadinanza”. Pertanto, la presenza della Chiesa è percepita non solo come “un servizio alla comunità cattolica, bensì all’intera Nazione”.

Papa Bergoglio rammenta la beata Madre Teresa, la quale insieme ai martiri albanesi (le cui fotografie sono state affisse lungo la via principale percorsa dal Santo Padre per raggiungere il palazzo presidenziale) gioisce per l’impegno degli uomini e donne di buona volontà “nel far fiorire l’Albania”, ma sottolinea che oggi “si presentano nuove sfide a cui dare risposta”. L’invito del Pontefice è a fare “ogni sforzo” perché “la crescita e lo sviluppo siano posti a disposizione di tutti e non solo di una parte della popolazione”. Nel contesto della globalizzazione, il Papa ricorda che vanno tutelati l’ambiente, il creato nonché la famiglia.

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Federico Cenci

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