"Morte di un uomo felice" di Giorgio Fontana, primo classificato al Campiello

Edito da Sellerio, un’altra storia intorno alla giustizia dopo “Per legge superiore”

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Giacomo Colnaghi, magistrato, figlio del partigiano Ernesto che non ha mai conosciuto e del quale ne conserva un solo ricordo, viene ucciso dal terrorismo rosso una sera d’estate del 1981, come il padre ammazzato dai tedeschi nel 1944, vedendosi strappata anticipatamente la vita.

L’autore, tratteggiando il ritratto di questo uomo di provincia (Prealpi lombarde), di fede (cattolico praticante), di famiglia (nella villetta a due piani vive la moglie, i due figli e la mamma), dedito al lavoro (da qualche tempo trasferitosi da solo a Milano), prosegue il percorso avviato nell’opera precedente Per legge superiore (1), raccontando queste figure di silenziosi magistrati.

Il libro narra, in parallelo, le ultime settimane di vita del magistrato e del padre partigiano; ma la  storia pubblica è un tutt’uno con quella affettiva e privata dei due uomini i quali, nei passaggi epocali della storia italiana, si fanno forza nel loro semplice eroismo con la quotidianità degli affetti e delle piccole azioni.

Vi è anche il racconto della solitudine delle donne, cioè la mamma di Colnaghi rimasta vedova giovanissima e con due figli da far crescere, e quella della moglie che via via vede allontanarsi il marito col  timore di ripercorrere la vita della suocera. 

Vi è anche la narrazione di un cattolicesimo vissuto attraverso le preghiere, le visite al camposanto al padre, la presenza discreta e indicativa dei sacerdoti; degli effetti di quei divorzi che minano non solo le amicizie ma anche le vite politiche; della discussione sulla giustizia terrena e su quella divina con una teologa; delle letture che definiscono uno spartiacque, come Diario di un giudice di Dante Troisi (2).

Come nel libro precedente Per legge superiore, attorno al protagonista sono rappresentate la determinazione femminile nel lavoro (la giornalista Elisa e nell’ultimo il magistrato Caterina), i rapporti con i suoceri (e con i capi nell’ambito lavorativo) non sempre semplici da gestire, i figli (o i nipoti) che sono altro a prescindere dall’età e dei quali bisogna accettarne la distanza e le debolezze, una sobria e costante presenza delle mogli, quei territori di Milano dove la città si lancia verso la periferia e la provincia con le storie delle persone raccontate ai tavolini di un bar.

L’autore (3) con questi due romanzi entra in punta di piedi sul tema del ruolo del magistrato, consentendo al lettore una riflessione su una professione costantemente sotto i riflettori e fa ripetere più volte a Giacomo Colnaghi la frase: “eccezioni sempre errori mai” che spiega cosi: ”Posso passare sopra a un inconveniente capitato a un amico o dare una mano a qualcuno anche se questo contravviene ad alcune piccole norme – per un bene superiore. Certo, bisogna essere molto prudenti e agire secondo la massima coscienza, altrimenti si rischia di giustificare qualsiasi cosa. Ma il solo fatto che le eccezioni esistano ci ricorda che possiamo sempre sbagliare; che le regole non sono mai fissate una volta per tutte, o scolpite nel marmo”. 

Inoltre, in questo filo rosso che nei due volumi collega i temi della lotta partigiana, della lotta al terrorismo e della lotta al razzismo, Giorgio Fontana racconta dei tornanti che, ad un certo momento, la vita impone di salire ed ai quali è difficile sottrarsi. Anche perché a ruota, e con altrettanta fatica, ci sono i dolori privati, come quelli delle vedove e degli orfani a cui non è semplice spiegare perché non ci si debba abbandonare all’ira e alla vendetta.

Infine, probabilmente grazie alle sue origini, l’autore valorizza in quest’ultimo libro la microstoria, proprio attraverso il racconto di piccole storie di Resistenza, inserendole in una narrazione più ampia e dando lustro a quell’oscuro lavoro del riportare alla luce le gesta dei semplici.

*

NOTE

1) Pubblicato da Sellerio nel 2011.

2) Per un approfondimento sul libro può essere consultata l’edizione di Zenit del 5 maggio 2012.

3) Giorgio Fontana è nato a Saronno nel 1981, vive e lavora a Milano, ha un suo blog www.giorgiofontana.com.

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Antonio D'Angiò

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