"Soltanto la verità può liberare l'Afghanistan!"

Farhad Bitani, ex capitano dell’esercito afghano, racconta l’inferno vissuto nel suo paese e rivela la disumanità e l’ipocrisia del fondamentalismo religioso

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E’ una storia cruda, ma anche affascinante quella di Farhad Bitani, ex capitano dell’esercito afghano. Una storia riportata passo dopo passo, anno dopo anno, in un libro: “L’ultimo Lenzuolo Bianco – l’inferno e il cuore dell’Afghanistan” edito da Guaraldi, presentato anche al Meeting di Rimini di agosto.

Nel volume, Bitani racconta la sua vita e gli avvenimenti in Afghanistan degli ultimi 30 anni, e scrive: “Musulmano In Italia ho imparato a rispettare il cristianesimo ho scoperto che è una bella religione. (…) L’ho imparato attraverso il rispetto e l’amore che i cristiani hanno avuto nei miei confronti”.

Spiega pure l’origine del suo nome “Mujahed” che – dice – “è un nome santo per l’Islam significa letteralmente ‘colui che si impegna per qualcosa di giusto e nobile'”. Il termine mujaheddin veniva usato infatti per indicare i combattenti come una sorta di cavalieri dell’Islam. All’epoca della guerra contro gli inglesi nel XIX secolo e contro i russi negli anni ’70 e ’80 del XX secolo era un onore essere mujaheddin. Poi però negli ultimi 30 anni essi hanno iniziato a violentare donne e bambini.

La violenza e la crudeltà sono diventati pane quotidiano. Quando a Kabul le varie etnie si combattevano tra di loro era in uso una pratica agghiacciante che si chiamava ‘ballo del morto’, racconta l’ex capo dell’esercito. La città era divisa in enclavi controllate dalle diverse etnie. Se qualcuno di diversa etnia entrava in una zona controllata da un’altra gli veniva tagliata la testa, poi gli si introduceva olio bollente attraverso la gola, e con la musica in sottofondo si battevano le mani. Intanto il corpo del decapitato si agitava per i riflessi causati dal liquido bollente.

Un’altra tecnica utilizzata era quella di conficcare grossi chiodi nella testa della vittime. Un giorno il piccolo Farhad stava ascoltando un mujahed che in tv faceva un discorso sulla democrazia. Suo zio gli raccontò che quella stessa persona un giorno aveva fermato un autobus, ucciso un ragazzo sempre secondo la pratica del “ballo del morto”, tagliato i seni di una adolescente perché “era brutta” e sequestrato una ragazza di 16 anni.

Ma l’autore del libro ricorda anche le parole di un altro mujaheddin candidato a diventare sindaco nel corso di un discorso elettorale: “Sono figlio di un capo dei mujaheddin – disse – Ho perso tanta parte della mia famiglia nella Jihad. Io voglio che mi votiate. Se sarò vostro sindaco tutto andrà bene, ma se non mi votate, porterò via i vostri figli e le vostre figlie, prima le violento io e poi la faccio violentare dal mio cane”.

I talebani non sono stati da meno. Taleban significa studente, in realtà si tratta di analfabeti che hanno imparato a memoria i testi sacri. Il Preside della Facoltà di Medicina era un talebano che aveva sposato la zia di Bitani (anche lei analfabeta), non era capace neanche di scrivere il suo nome, firmava con l’impronta digitale e sulla scrivania aveva un tampone al posto della penna.

Bitani sostiene che i fondamentalisti hanno fatto il lavaggio del cervello alla popolazione, attraverso una ripetizione ossessiva fin dall’infanzia del Corano, il continuo spettacolo di esecuzioni pubbliche e l’impossibilità di accedere a divertimenti e fonti di informazioni libere.

Ogni venerdì, a Kabul, si celebrava infatti la punizione pubblica dei peccatori, ovvero assassini, apostati ma anche ladruncoli, poveracci accusati di aver trasgredito un qualche precetto. Tutti andavano a vedere le esecuzioni, ma la mamma proibiva al giovane Farhad di andare. Tuttavia, Bitani riuscì ad assistere una volta alla lapidazione di una donna madre di due bambine, accusata di adulterio dal marito.

L’episodio è riportato nel libro. Dopo aver abbracciato le bambine – racconta l’autore – tra gli insulti del marito, è cominciato il lancio di pietre del pubblico. Le bambine hanno assistito in lacrime alla lapidazione della loro madre, senza nessuna pietà mentre la gente urlava: “Dio è grande!”.

Il Corano insegna il rispetto per deboli e anziani, mentre i talebani hanno picchiato e ucciso persone anziane solo perchè avevano la barba troppo corta o non andavano a pregare. Quando governavano i talebani, ricorda Farhad, non ci poteva essere musica neanche ai matrimoni. Se guardavi la televisione venivi malmenato, ti veniva bucato il televisore e infilato in testa con il nastro VHS attorcigliato intorno al corpo. La punizione era poi dover girare per strada con la scritta “infedele” e l’obbligo di dire “chi vede i film diventa peggio di me”.

I libri venivano strappati. Le persone che scattavano fotografie venivano messe in carcere e frustate. La cultura antica cancellata. Il popolo viveva nell’isolamento e nell’ignoranza. Bitani sostiene che nel Corano è scritto che le persone devono essere aiutate perché Dio è misericordioso; i talebani però hanno frustano, tagliato mani e teste.

A chi rubava un pacchetto di uova veniva tagliata la mano. Fu così per un ragazzino di 20 anni proveniente da una famiglia poverissima. Gli fu mozzata la mano perché aveva rubato un pacchetto di uova. E tutto mentre il coro gridava “Allah è grande!”. Una dittatura della legge vissuta con grande ipocrisia. Non si potevano bere alcolici pena frustate fino a morire, ma si poteva fumare hashish e assumere oppio.

Secondo l’ex capitano dell’esercito afghano l’espressione più devastante di questa dittatura mascherata dietro i precetti religiosi era il fenomeno degli attentati suicidi.Come ufficiale dell’esercito, Bitani ha interrogato i kamikaze e li ha classificati in tre tipologie: i volontari, le vittime di minacce e di ricatti e gli ipnotizzati o drogati.

“Uno a cui avevamo impedito di farsi esplodere gridava: ‘Per favore ammazzatemi! Che cosa devo dirti per farmi ammazzare!’. Non potendo uccidere voleva essere ucciso per andare in paradiso. Queste sono persone convinte di agire secondo le leggi dell’Islam”.

“Un altro era stato catturato mentre aveva la giacca imbottita di esplosivo, ed ha raccontato: “Sono venuti i talebani mi hanno obbligato e mi hanno detto: ‘Vai altrimenti ammazziamo tutta la tua famiglia e ti tagliamo la gola’. Piangeva si vedeva che era sincero”.

Gli americani – racconta ancora Bitani – hanno arrestato due attentatori, ed hanno scoperto che erano pieni di punture sulle braccia. Parlavano in maniera confusa e dicevano di aver bevuto acqua santa. In realtà avevano assunto sostanze psicoattive che gli avevano fatto perdere il controllo della volontà rendendoli docili al comando di qualcuno. Non riuscivano a pensare altro che uccidere quanti più infedeli per andare in paradiso.

L’ex ufficiale afferma che il suo cuore “era diventato nero per il male in cui è stato immerso”. Nel momento in cui, però, pensava di essere sull’orlo del baratro, Dio gli ha aperto una strada nuova. Si è avvicinato alla fede cristiana e ha cominciato a scrivere il libro in questione. Bitani sostiene che Dio gli ha salvato la vita perché lui potesse aiutare il suo popolo a ritrovare la via della giustizia e della pace e tutti i popoli a sfuggire dal fondamentalismo.

“Lascio le armi per usare la penna – scrive Farhad nella premessa del suo libro – dopo aver vissuto l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza nell’ipocrisia ho un tremendo bisogno di verità, (…) perderò amicizie e relazioni ma non mi importa”, perché “soltanto la verità può liberare il mio paese!”.

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Antonio Gaspari

Cascia (PG) Italia Studi universitari a Torino facoltà di Scienze Politiche. Nel 1998 Premio della Fondazione Vittoria Quarenghi con la motivazione di «Aver contribuito alla diffusione della cultura della vita». Il 16 novembre del 2006 ho ricevuto il premio internazionale “Padre Pio di Pietrelcina” per la “Indiscutibile professionalità e per la capacità discreta di fare cultura”. Il Messaggero, Il Foglio, Avvenire, Il Giornale del Popolo (Lugano), La Razon, Rai tre, Rai due, Tempi, Il Timone, Inside the Vatican, Si alla Vita, XXI Secolo Scienza e Tecnologia, Mondo e Missione, Sacerdos, Greenwatchnews. 1991 «L'imbroglio ecologico- non ci sono limiti allo sviluppo» (edizioni Vita Nuova) . 1992 «Il Buco d'ozono catastrofe o speculazione?» (edizioni Vita Nuova). 1993 «Il lato oscuro del movimento animalista» (edizioni Vita Nuova). 1998 «Los Judios, Pio XII Y la leyenda Negra» Pubblicato da Planeta in Spagna. 1999 «Nascosti in convento» (Ancora 1999). 1999 insieme a Roberto Irsuti il volume: «Troppo caldo o troppo freddo? - la favola del riscaldamento del pianeta» (21mo Secolo). 2000 “Da Malthus al razzismo verde. La vera storia del movimento per il controllo delle nascite” (21mo Secolo, Roma 2000). 2001 «Gli ebrei salvati da Pio XII» (Logos Press). 2002 ho pubblicato tre saggi nei volumi «Global Report- lo stato del pianeta tra preoccupazione etiche e miti ambientalisti» (21mo Secolo, Roma 2002). 2002 ho pubblicato un saggio nel nel Working Paper n.78 del Centro di Metodologia delle scienze sociali della LUISS (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli di Roma) «Scienza e leggenda, l’informazione scientifica snobbata dai media». 2003 insieme a VittorFranco Pisano il volume “Da Seattle all’ecoterrorismo” (21mo Secolo, Roma 2003). 2004 ho pubblicato insieme a Riccardo Cascioli “Le Bugie degli Ambientalisti” (Edizioni Piemme). 2004 coautore con del libro “Emergenza demografia. Troppi? Pochi? O mal distribuiti?” (Rubbettino editore). 2004 coautore con altri del libro “Biotecnologie, i vantaggi per la salute e per l’ambiente” ((21mo Secolo, Roma 2004). 2006 insieme a Riccardo Cascioli “Le Bugie degli Ambientalisti 2” (Edizioni Piemme). 2008 insieme a Riccardo Cascioli il libro “Che tempo farà… Falsi allarmismi e menzogne sul clima (Piemme). 2008, è stata pubblicata l’edizione giapponese de “Le bugie degli ambientalisti” edizioni Yosensha. 2009. insieme a Riccardo Cascioli “I padroni del Pianeta – le bugie degli ambientalisti su incremento demografico, sviluppo globale e risorse disponibili” (Piemme). 2010 insieme a Riccardo Cascioli, è stato pubblicato il volume “2012. Catastrofismo e fine dei tempi” (Piemme). 2011 Questo volume è stato pubblicato anche in Polonia con l’imprimatur della Curia Metropolitana di Cracovia per le e3dizioni WYDAWNICTTWO SW. Stanislawa BM.

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