Oggi in Congo i funerali delle tre missionarie saveriane

Le esequie stamane nella Cattedrale di Bukavu. Le salme sepolte in Africa per volontà delle sorelle missionarie e della gente che le religiose hanno amato e servito

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Grande partecipazione e commozione oggi ai funerali di suor Olga, suor Lucia e suor Bernardetta, le tre missionarie saveriane brutalmente uccise in Burundi tra domenica e lunedì. Le esequie si sono svolte stamane nella Cattedrale di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, dopo che ieri a Bujumbura, capitale del Burundi, una grande folla aveva partecipato alla Messa in suffragio delle religiose italiane tanto amate dalla popolazione locale.

Tra i fedeli era presente anche suor Mercedes Murgia, un’altra missionaria 75enne originaria di Macomer, scampata al massacro nel convento alla periferia di Bujumbura, la capitale del Paese africano in cui le saveriane erano impegnate da sette anni.

Padre Mario Pulcini, superiore dei missionari saveriani in Burundi,  ha raccontato infatti all’Ansa che suor Mercedes si era allontanata dal convento il pomeriggio di domenica (momento della tragedia) per recarsi all’aeroporto ed accogliere altre sorelle di ritorno dal loro capitolo generale a Parma. Insieme a lei c’era anche sorella Bernardetta Boggian, poi uccisa e decapitata all’alba dopo aver scoperto il bagno di sangue in cui versavano i corpi di suor Lucia e suor Olga.

Diverse fonti riferiscono che sarebbe stata proprio suor Mercedes a chiamare la casa madre di Parma, alle 4 del mattino di lunedì, per comunicare la morte di suor Bernadetta, la quale, tra l’altro, aveva trascorso la notte insieme a lei e alla due sorelle congolesi Clementina e Maria nella casa.

L’autore dell’orrendo delitto si trova ora dietro le sbarre. Si chiama Christian Claude Butoyi, ha 33 anni ed ha ammesso il delitto davanti alla polizia. “Ha confessato senza alcun pentimento di aver stuprato e ucciso le suore”, ha dichiarato alla stampa il colonnello Helmegilde Harimenshi, “ha detto di aver commesso il crimine perché, dopo aver fatto alcune indagini, ha realizzato che la parrocchia fu costruita su un terreno che apparteneva ai suoi genitori”.

“Le ho violentate e poi le ho uccise”, avrebbe detto l’uomo agli agenti, “perché si tratta di stranieri che occupano la mia proprietà”. Butoyi ha trascorso gran parte della sua vita in Congo ed era tornato in Burundi solo 8 anni fa, più o meno nel periodo in cui le suore erano giunte nel Paese.

Ad incastrare l’assassino il cellulare di una delle suore che aveva con se, la chiave del convento e una pietra sporca di sangue. La polizia ha reso noto che l’uomo sarà sottoposto a un esame psichiatrico per valutarne condizioni mentali. Sembra sempre più concreta, infatti, l’ipotesi che egli abbia agito senza un vero movente ma spinto da un attacco di follia.

Non risulta chiaro invece come Butoyi abbia potuto introdursi nel convento, ammazzare la terza suora e ripartire senza essere intercettato dai poliziotti già presenti sul posto per l’uccisione delle prime due religiose. Prima che le indagini portassero all’uomo, la polizia aveva fermato altre tre persone, guardiani dipendenti della parrocchia cattolica Guido Maria Conforti, collegata al convento di Kamenge.

Dopo i funerali di oggi, le tre missionarie saranno sepolte nel cimitero saveriano di Bukavu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Come ha spiegato all’agenzia Fides suor Delia Guadagnini, ex superiora regionale delle Saveriane per il Congo e il Burundi, “non ci sarà il rimpatrio delle salme per volontà espressa dalle nostre sorelle missionarie e perché la gente, che hanno amato e servito, desidera che rimangono con loro”.

La richiesta di essere sepolte in Africa, prosegue suor Delia, “è un segno di amore fino alla fine” da parte delle tre suore che, nonostante soffrissero di problemi di salute, “avevano chiesto, quasi puntando i piedi, di poter tornare in Burundi e dare la vita fino alla fine”. Le tre missionarie erano quindi tornate “accettando di svolgere piccoli servizi, perché le loro forze non gli consentivano di svolgere compiti impegnativi».


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ZENIT Staff

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