Collegare il museo alla sala parto, perché il museo, che è fucina dell’arte e del pensiero, è un luogo molto simile a quello in cui viene alla luce la più grande opera d’arte, la vita di un nuovo essere umano.
Questo è il connubio perfetto formulato da Antonio Martino, ginecologo del Fatebenefratelli di Roma e collezionista e cultore di arte contemporanea, il quale grazie alla collaborazione con la psicologa dell’arte Miriam Mirolla, docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, ha ideato la realizzazione del progetto intitolato Partorire con l’arte ovvero l’arte di partorire.
L’iniziativa che ha preso il via venerdì 5 settembre, si svolgerà in altri cinque incontri a cadenza settimanale: uno per ogni fase della gravidanza, dal concepimento fino al parto.
Il primo appuntamento svoltosi venerdì scorso presso il museo MAXXI di Roma è stato dedicato all’“annunciazione della gravidanza” e al suo primo trimestre. La visione di sculture, opere di street art, video e audio installazioni si è intrecciata ai contributi di medici, artisti e storici dell’arte: sono intervenuti la biologa Irene Martini, l’artista Donato Piccolo, la genetista Maria Lisa Dentici e l’ostetrica e poetessa Silvia Battistini.
Da Giotto alla Madonna del parto di Monterchi, affresco di Piero della Francesca e opera ispiratrice di questo progetto, a Beato Angelico e ai fiamminghi, per giungere alla ‘Gravida’ di Aurelio Bulzatti e ad altri contemporanei come Luigi Ontani, sono tante le opere d’arte incentrate sul tema dell’annunciazione di una gravidanza; le loro radici sono rintracciabili in testimonianze letterarie sublimi – la prima di tradizione romana pagana, è la narrazione di Apuleio del mito di Amore e Psiche; per non parlare dell’insuperabile racconto dei Vangeli, con l’apparizione dell’angelo a Maria, segno indelebile per l’intera cultura occidentale.
“La sala travaglio è il mio pane quotidiano”, ha spiegato Martino durante l’incontro. Innamoratosi dell’arte contemporanea 25 anni fa, il medico ha avuto l’idea di condividere la sua passione e le sue conoscenze con le partorienti, le neo mamme e i papà, con l’obiettivo di allentare l’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e di restituire lo stupore e la serenità nel vivere la bellezza di questo evento irripetibile.
In un periodo storico in cui viene penalizzata la maternità, la coppia e la famiglia, in cui la gravidanza sembra essere vissuta come un’attesa a cui di dolce è rimasto ben poco e che assomiglia sempre più ad una condizione patologica, questo percorso vuole avere la funzione di abbassare il livello dell’ansia e della tensione, fino a contribuire alla prevenzione della depressione post parto.
“Come ginecologo – ha raccontato Martino – ho fatto nascere almeno cinquemila bambini e con tutto questo vissuto in prima persona, difficile e pieno di responsabilità ma meraviglioso, mi sono reso conto che a questa esperienza straordinaria mancava quella dimensione filosofica e artistica che fosse in grado di far apprezzare ancora con più forza e coscienza, alle donne e alle loro famiglie, l’esperienza della gravidanza”.
“In fondo – ha concluso il ginecologo – pure noi ginecologi siamo degli artisti, perché in alcuni casi le decisioni da prendere, pure quelle difficili” ma “mai andando contro i protocolli, nascono sicuramente da sensibilità, capacità ed intuito personali”.