Un seme piantato in terra olandese che porta frutto in Sudafrica

La storia di Quinton Peres, giovane diacono del Redemptoris Mater di Haarlem-Amsterdam scomparso a soli 38 anni: un intercessore per la Chiesa sudafricana

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Dal 2 al 13 agosto di quest’anno, le comunità del Cammino Neocatecumenale del Sudafrica hanno avuto la grazia di poter ospitare il vescovo ausiliare della Diocesi di Haarlem-Amsterdam, mons. Jan Hendriks. La visita del presule è stata un sigillo su un rapporto già stabilizzatosi negli ultimi anni tra Olanda e Sudafrica, “al di là dei legami diversi e complessi che uniscono le nostre terre”, come egli stesso ha affermato.

A rafforzare questo legame è stato, in particolare, un evento molto significativo per quanto tragico, ovvero la scomparsa prematura del diacono Quinton Peters, unseminarista Sudafricano prossimo ad essere ordinato sacerdote nella Diocesi di Haarlem-Amsterdam, avvenuta il 23 dicembre 2007.

Il giovane Quinton era sudafricano di Città del Capo e proveniva da un ambiente familiare difficile. Le sue sofferenze lo avevano portato ad ascoltare le catechesi del Cammino Neocatecumenale e ad entrare in una comunità nella sua città natale, nel 1986. L’itinerario di riscoperta del battesimo vissuto in questo piccolo nucleo lo ha portato a scoprire una chiamata al presbiterato, che inizialmente ha seguito entrando nel Seminario Interdiocesano di Pretoria nel 1992.

Dopo alcuni anni, a causa di diverse vicende, Quinton ha lasciato il seminario tornando a vivere a Città del Capo. Tuttavia la sua vocazione non si è mai spenta. Così, a distanza di alcuni anni, ha offerto nuovamente la sua vita alla Chiesa e, nel 2002, è entrato nel Seminario Diocesano Missionario Redemptoris Mater della Diocesi di Haarlem-Amsterdam, in Olanda.

“Venire a vivere in Olanda è stato per Quinton un grande cambiamento che gli ha richiesto una profonda trasformazione interiore”, ha ricordato il suo rettore don Luc Georges. Gli anni in Seminario hanno portato Quinton ad un processo di piena riconciliazione con la sua storia e con i suoi familiari. “La morte di Quinton, avvenuta assieme a un altro diacono, Juan Torres, è stato un momento di grande sofferenza per il nostro Seminario”, ha aggiunto Geroges, “ma è stato anche un momento in cui noi tutti siamo stati chiamati ad alzare i nostri occhi al cielo ed a rafforzare la nostra fede nella risurrezione di Cristo”.

“Durante il servizio funebre – ha raccontato inoltre il rettore – la madre del diacono Juan ha testimoniato che, pur avendo perso pochi mesi prima il marito per un cancro ed ora suo figlio, lei era sì addolorata, ma serena per la certezza che entrambi fossero in cielo. Queste parole hanno dato alla nostra fede una grande forza”. Le spoglie di Quinton sono state poi traslate in Sud Africa per la sepoltura, accompagnate dal vice-rettore e da altri sacerdoti e seminaristi della diocesi. 

Questo seme, piantato nel freddo inverno olandese, ha portato molti frutti nella missione del Cammino Neocatecumenale. “In un primo momento la famiglia e la comunità non riuscivano a vedere questa tragica morte come qualcosa che la divina provvidenza avrebbe permesso a fin di bene”, racconta Dino Furgione, itinerante responsabile del Cammino Neocatecumenale per il Sud Africa.

“I sentimenti erano delusione e fallimento, come se questa morte ponesse fine a ogni speranza nel futuro”. Tuttavia, negli anni dopo la morte di Quinton, “le cose sono cominciate a cambiare, e si è avvertito un nuovo spirito. Diverse famiglie del Cammino – ricorda Furgione – hanno iniziato a dare la loro disponibilità alla missione, e il Cammino stesso ha conosciuto una sorta di rinascita, dopo molti anni di difficoltà e disillusioni”.

In poco tempo diverse parrocchie hanno accolto l’itinerario Neocatecumenale, anche in altre diocesi, e dal 2012 l’Arcidiocesi di Città del Capo ha eretto un proprio Seminario Redemptoris Mater – il 95° nel mondo – per volontà del vescovo Stephen Brislin. “Quinton ha avuto un grande amore per il Sud Africa, ma ha accettato la volontà di Dio, che ha voluto che diventasse sacerdote nei Paesi Bassi”, prosegue ancora l’itinerante. “Ma Dio ha ascoltato le sue preghiere, e anche attraverso eventi tragici e difficili da accettare, lo ha preso con Sé. Ora Quinton vede pienamente realizzato il suo desiderio di restituire alla Chiesa del Sud Africa tutto l’amore di Dio che lui ha potuto conoscere”.

Secondo Furgione, la nascita del Seminario è sicuramente uno dei più grandi segni della sua intercessione del giovane diacono. “Il giorno che abbiamo visitato il vescovo Brislin, nell’agosto del 2012, quando per la prima volta ci ha comunicato la sua decisione di fondare un seminario Redemptoris Mater, siamo andati alla tomba di Quinton, come spesso facciamo, per pregare. Ecco perché consideriamo questo seminario un frutto della sua intercessione presso Dio. E lui continua a intercedere per tutta la missione! Ad esempio, una nuova catechesi è iniziata proprio a Stellenbosch il 19 agosto. Ci credereste che il 19 agosto è il compleanno di Quinton? ” “Solo dieci anni fa, tutto questo sarebbe stato impensabile – conclude l’itinerante – E, con la sua intercessione presso Dio, Quinton ha certamente avuto una parte in tutto questo”.

Dino Furgione ha poi accompagnato il vescovo Hendriks a visitare la tomba del giovane e incontrare i suoi familiari. “Per me è stato un momento speciale la vista alla tomba di Quinton”, ha detto il presule subito dopo. “Questi incontri mi hanno fatto vedere chiaramente che il ragazzo non è stato dimenticato, e che molte volte ricorrono a lui per chiedere intercessioni e preghiere presso Dio in Cielo”.

Fra le altre esperienze della realtà della Chiesa in Sud Africa, una che ha colpito particolarmente mons. Hendriks è stata la visita alle famiglie in missione del Cammino Neocatecumenale. Dal 2011, la missione in Sud Africa è stata benedetta dall’arrivo di famiglie provenienti da diversi paesi che hanno lasciato tutto per andare ad annunciare la Buona Notizia. Non ricevono alcun compenso, non “lavorano” per la Chiesa, ma vengono affidandosi alla provvidenza di Dio, per testimoniare la propria fede in mezzo alla gente.

“Anche nei Paesi Bassi ci sono diverse famiglie in missione del Cammino”, ha raccontato il presule, “e so che le famiglie sono uno dei mezzi più efficace di evangelizzazione, perché raggiungono le persone con contatti naturali ed informali che meglio aiutano ad avvicinarsi a Dio coloro che ne sono molto lontani”. “Qui in Sudafrica – ha poi soggiunto – ancora una volta sono rimasto colpito da tutto quello a cui hanno rinunciato, da quanto grande sia quello che offrono alla Chiesa e come la provvidenza di Dio li accompagni”.   

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Marco Cavagnaro

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