“Servono soluzioni politiche, non militari violente”. Parafrasando, il pensiero del cardinale Parolin è lo stesso espresso dal Papa sul volo di ritorno dalla Corea: “Fermare l’ingiusto aggressore, non bombardarlo…”. Il Segretario di Stato vaticano è intervenuto ieri al XXXVIII convegno nazionale dei consiglieri ecclesiastici Coldiretti, in corso a Roma fino a domani, sul tema “La fraternità: percorso profetico per un’economia dal volto umano”.
Tanti i giornalisti che, a margine dell’incontro, hanno ‘assalito’ il porporato; tante le domande rivolte a lui, diplomatico old school, specie sulla crisi in Iraq e in Medio Oriente che sta seminando morte e distruzione quasi quanto una ‘guerra mondiale’.
La situazione dei cristiani in Iraq “sta veramente a cuore al Papa e alla Santa Sede”, ha affermato Parolin, definendo “drammatica” l’emergenza umanitaria venutasi a creare nella regione. Da parte del Vaticano – ha assicurato -, c’è tutto l’impegno perché i cristiani “prima di tutto ricevano aiuto e assistenza umanitaria”, poi “possano tornare con sicurezza ai loro villaggi e alle loro case”.
In ogni caso, ha rimarcato l’ex nunzio in Venezuela, le situazioni di crisi non si placano aggiungendo violenza a violenza, bensì “con la volontà politica di tutte le parti coinvolte nel conflitto e con l’aiuto della comunità internazionale”. “Questa è la sola via”, ha detto Parolin, questo è l’unico modo per evitare che “questi conflitti proseguano e vengano dimenticati”, come accaduto nel caso della Siria.
Oltre all’Iraq, il pensiero del Segretario di Stato è andato anche alla situazione in Ucraina. Proprio ieri sembra che la regione est-europea abbia pronunciato la parola ‘fine’ alla tragica crisi che l’ha colpita verso marzo. Tutto grazie ad una telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko con cui si è stabilito di comune accordo un “cessate-il-fuoco totale”.
Una soluzione, questa, auspicata da mesi, dietro alla quale c’è anche lo ‘zampino’ della Santa Sede, ha garantito Parolin. “La diplomazia vaticana si è mossa all’inizio della crisi”, ha detto, “c’è stato un intervento del Papa che ha incontrato sia il presidente russo Putin, sia il premier dell’Ucraina, che poi ha avuto modo di ricontattare”. “C’è una presenza della diplomazia vaticana in tutta questa vicenda”, ha inoltre aggiunto, spiegando pure che “si sta pensando a come aiutare una composizione pacifica della situazione”.
Stesso modus operandi anche per stabilire una pace in Terra Santa. Anche lì sembra che i negoziati abbiamo portato ad una tregua semipermanente tra Gaza e Israele. Effetto, questo, delle preghiere del Pontefice, a partire dalla grande “Invocazione per la pace”, celebrata l’8 giugno, giorno di Pentecoste, nei Giardini Vaticani con il presidente palestinese Abu Mazen e l’ex presidente israeliano Shimon Peres, e il patriarca Bartolomeo.
Un incontro del quale molti avevano dubitato l’efficacia; invece “per il Santo Padre la preghiera ha sempre un effetto, anche se non immediatamente visibile”, ha detto il cardinale. Secondo lui, “tutto quello che serve per rafforzare la volontà di pace” è utile; “dunque anche la preghiera”, perché “ci pone nelle mani di Dio, e noi sappiamo che solo Lui può darci la giusta ispirazione e la giusta forza”.
Sull’udienza privata di Francesco a Peres in programma oggi, in Vaticano, il Segretario di Stato vaticano ha invece affermato che “questo aiuterà un po’ alla volta una situazione che non si risolverà immediatamente, ma per cui si può cominciare ad andare nella giusta direzione”.
Nel suo intervento al convegno del pomeriggio, il premier vaticano aveva esortato i consiglieri ecclesiastici di Coldiretti a svolgere sempre “una significativa missione, incoraggiando la ricerca di nuovi stili di vita più fraterni e più solidali per il bene di tutti gli uomini e dello stesso creato”.
Sono proprio “le relazioni umane e fraterne” a garantire all’economia e al mondo agricolo in particolare “un contributo positivo”, ha affermato. E ha ricordato, in tal senso, le parole di Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano”.
Pertanto, “è necessario anteporre al profitto la persona umana, che deve sempre essere posta al centro di ogni attività e mai ridotta a un mezzo”, ha ribadito il Segretario di Stato. Solo così, “si potranno ristabilire rapporti più umani, gli individui si vedranno come fratelli e anche la condizione della natura ne trarrà giovamento, in quanto l’ecologia umana è il presupposto per una corretta ecologia ambientale”.