Viaggiavo in treno. Fermo per alcuni minuti ad una stazione intermedia ho osservato l’andirivieni di persone che, arrivate, scendevano o che salivano per incominciare il loro viaggio.
Il marciapiede si è svuotato ed è tornata la calma. All’altezza del mio finestrino, vedo arrivare un signore, dimessamente, ma dignitosamente vestito. Con un’aria tranquilla e senza nessuna fretta nel passo, si avvicina al cassonetto dei rifiuti.
Con la tranquillità di chi compie una manovra abituale, direi anzi, un incarico, alza il coperchio e, noncurante degli sguardi di chi, come me, era affacciato ai finestrini del treno, getta l’occhio attento dentro il cassonetto.
Vi infila varie volte la mano destra, estraendola con qualcosa che poi deposita nel sacchetto tenuto nella sinistra. Chiude accuratamente il cassonetto e, con passo calmo e deciso, va a ripetere la manovra al cassonetto seguente, poco lontano.
Vedendomi incuriosito e interessato alla manovra, un compagno di viaggio m’informa che quel signore, lui lo conosce. E’ uno dei “poveri” della stazione che vive bene nutrendosi, con prudenza, di quanto gli altri scartano, con la dichiarata intenzione di dimostrare a chiunque abbia fame che “la c’èla Provvidenza”, quella che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo.
Beati quelli che hanno “fame di Dio” … lo cercano, lo vedono, lo trovano sovrabbondante, ovunque girano lo sguardo.
“Allora non mancano i doni di Dio; forse manca la giusta fame”.
Ciao da p. Andrea
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