I letterati cinesi erano affascinati dagli oggetti scientifici e artistici quali prismi, mappamondi, orologi, ed in seguito opere di matematica e astronomia.In tal contesto, nel 1603, padre Ricci pubblicò a Pechino il “Thianzhu Shiyj”, ossia il “Vero significato di ‘Signore del Cielo’”, una sorta di Catechismo per spiegare la Dottrina cristiana.
I primi catechismi furono pubblicati nel XVI secolo dai protestanti Martin Lutero e Giovanni Calvino, seguiti dal gesuita Pietro Canisio che pubblicò il Catechismo in Germania nel 1555 e Edmund Auger in Francia nel 1563. Il Concilio di Trento pubblicò nel 1566 il Catechismo Romano.
Mentre in Europa i Catechismi venivano indirizzati soprattutto a vescovi, preti, padri e operatori pastorali, in Asia i missionari gesuiti pubblicarono tali volumi con l’intento di leggere la realtà con la cultura cristiana.
Racconta padre Giovanni Criveller del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) che il primo a pubblicare due catechismi a Goa fu padre Francesco Saverio, nel 1542 e nel 1545. Anche padre Roberto de Nobili, missionario gesuita in India, scrisse due catechismi tra il 1610 ed il 1616.
Il Catechismo di padre Alessandro Valignano, scritto il latino, fu tradotto in giapponese nel 1591. Prima di Ricci fu poi padre Michele Ruggeri a pubblicare nel 1548 il libro “Il vero trattato del Signore dei Cielo”. Ruggeri era compagno di Ricci, e il catechismo di quest’ultimo riprende un po’ di tutte le edizioni di catechismo scritte dai confratelli. Dopo Ricci seguì un’edizione redatta da padre Giulio Aleni in lingua cinese nel 1628, poi da padre Alessandro De Rhodes in Vietnam nel 1651.
Ricci fu il primo a capire la necessità dell’inculturazione e dopo aver studiato a fondo il confucianesimo propose una rapporto di incontro e relazione con il Cristianesimo. A questo lavoro si affiancò il contributo del letterato cinese poi convertito al cristianesimo Paolo Xu Guangqi, il quale parlava del cristianesimo come al “compimento del confucianesimo e soppiantamento del buddismo”.
Nell’introduzione al libro di Ricci – ripubblicato ora in cinese e italiano dalle Edizioni Studio Domenicano insieme alla edizioni San Clemente con il titolo “Catechismo” -, monsignor Savio Hon Tai-Fai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha raccontato che Ricci ha descritto in circa 54.711 caratteri cinesi il dialogo con i letterati del tempo in merito al ‘Signore del Cielo’.
Nel 1599, il religioso maceratese era al centro di mille attenzioni perché aveva portato la scienza occidentale in Cina; tuttavia l’elitè intellettuale voleva scoprire se Ricci poteva essere considerato non solo uno scienziato ma anche un saggio, cioè se fosse anche un esperto di Confucio e se poteva offrire validi insegnamenti di vita.
Così un buddista di nome Lii Runzhen propose al missionario di confrontarsi con il bonzo chiamato Sanhuai, considerato il maestro più rinomato, tra i migliori nella cultura e nella filosofia. Sanhuai aveva sentito parlare di Ricci e della nuova religione che lui proponeva, per questo motivo ne voleva stroncare sul nascere la credibilità. Come Davide contro Golia, il gesuita italiano però non voleva il confronto, dal momento che qualora avesse vinto avrebbe offeso un monaco influente. Se invece avesse perso la sua credibilità sarebbe stata ridotta al minimo. Ma non aveva scelta. Accettò e vinse in maniera brillante,
Nella sua prima edizione il libro di Ricci fu stampato in duecento copie, e convertì l’elitè culturale cinese e non solo. La seconda edizione fu stampata nel 1605 a Guangzhou per ordine del padre gesuita Valignano, e inviata in Giappone. Una copia di questa edizione si trova presso la Biblioteca Casanatense di Roma.
Nell’introduzione del libro presentato al Meeting di Rimini, monsignor Sai–Fai sostiene che il punto di partenza del libro è “l’universalità della ragione”. Ricci era infatti convinto che la ragione fosse valida per tutti per raggiungere la verità. E “i cinesi hanno grande desiderio non solo di conoscere verità ma anche di venerarla e praticarla”, ha affermato il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. “Questo rende il Catechismo di Ricci ancora del tutto attuale”.
A presentare la nuova edizione del volume, nello Stand delle Edizioni Studio Domenicano ak Meeting, c’era anche il sacerdote cinese Giovanni Battista Sun, vice direttore del Centro Studi Li Madou di Macerata, costituito in occasione del IV centenario della morte di Matteo Ricci (Li Madou è il nome con cui il gesuita era conosciuto in Cina nda). Don Sun svolge attività pastorali a Cingoli ed è anche membro della commissione storica per la beatificazione di Matteo Ricci.
Intervistato da ZENIT, don Sun ha raccontato di essere nato nella Cina continentale. Per dieci anni ha frequentato il seminario in Cina e nel 2002 è arrivato nella città nativa di Matteo Ricci.“La mia città natale è tra Pechino e la regione del centro”, dice infatti. “Ho conosciuto Matteo Ricci e il cristianesimo perché la mia famiglia è tradizionalmente cattolica e fedele a Roma”.
Sull’attualità dell’insegnamento di Ricci, don Sun spiega che per la Cina l’eredità del padre gesuita è “valida per il passato, per l’oggi e anche per il futuro”, perché “il suo metodo di inculturazione è stato molto innovativo”. “Non si tratta di scambiare due dottrine, tra cristianesimo e confucianesimo – afferma -. Ricci va oltre e cerca tutti gli elementi ragionevoli e i valori umani che portano alla comprensione di Dio”
“La filosofia che mettiamo in luce è ragione sapienziale che vale per tutti, per tutte le culture e tutte le società , si tratta senz’altro di un esempio per gli evangelizzatori”, aggiunge Sun. E rimarca come “la grandezza di Matteo Ricci rimane indiscussa. Anche i nemici della Chiesa lo considerano un grande, pur se solo a livello culturale”,
In merito ad eventuali aperture del governo cinese nei confronti del Papa di Roma, don Sun esclama: “Speriamo! Nel corso del viaggio in Corea di Papa Francesco – sottolinea – i giornali cinesi non hanno riportato nessuna notizia. Solo una piccola nota è stata pubblicata quando Francesco ha fatto il viaggio di ritorno a Roma, in cui si spiegava che il Papa si era recato in Corea per canonizzare i 124 martiri”.
A proposito della Corea, Sun ricorda che fu proprio il libro di Matteo Ricci a dare origine al cristianesimo in quel Paese asiatico. Il “Catechismo” ora ripubblicato fu letto dall’ambasciatore coreano in Cina, che ne rimase colpitissimo e ne parlò con i suoi amici e consiglieri in Corea. Venne fondata quindi una comunità cristiana che per cento anni continuò a crescere senza la presenza o il supporto di alcun missionario straniero. E tutto grazie ad un piccolo libro.