La Partita Interreligiosa per la Pace, che ha contato sul sostegno di papa Francesco, è stata convocata allo Stadio Olimpico di Roma, con la partecipazione di giocatori di diversi paesi e religioni.
Poco prima dell’incontro che il Santo Padre ha tenuto in Vaticano con i giocatori, gli organizzatori e i familiari, ZENIT ha intervistato in Aula Paolo VI un leader musulmano, l’imam Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana. Pallavicini ha criticato i musulmani che strumentalizzano la religione per imporre un’ideologia che giustifica la violenza e confonde i valori religiosi con coloro che abusano della religione.
Alla partita hanno preso parte giocatori di varia appartenenza religiosa, compresi i musulmani…
Certamente, vi hanno partecipato ebrei, musulmani, cattolici ed anche buddisti. Quest’iniziativa del Vaticano ha dimostrato un’ottima organizzazione. Ha saputo coinvolgere i campioni di varie religioni e di tante regioni del mondo. Quindi è stata un fenomeno interculturale ed interreligioso. Speriamo che possa aiutare i più giovani a riconoscere questi valori universali.
Pochi estremisti fanno più notizia di tanti musulmani che vogliono la pace. È così?
Purtroppo il rumore stordisce, pertanto dà più fastidio e crea una sensazione di maggiore eco. Per contro è necessario promuovere, grazie a mezzi come ZENIT, quell’armonia diffusa, quella voce di verità, di pace e di fratellanza che, vive però in maniera profonda nei cuori di tanti fedeli, siano essi ebrei, cristiani o musulmani.
È vero che vari leader musulmani hanno affermato che questi estremisti non sono d’accordo con la sharia, né con il Corano?
C’è una minoranza di persone che si sono organizzati per legittimare un’interpretazione ideologica che permette un abuso della religione, per giustificare la violenza. Questa è la situazione che vediamo in Medio Oriente e in altre parti del mondo. Una situazione che crea un pericolo di confusione tra i veri religiosi e coloro che abusano della religione.
Come sono i musulmani in Italia?
Grazie a Dio c’è uno scenario di maggiore maturità. Ci sono generazioni che stanno crescendo nella conoscenza della cultura e della società italiana e anche sui vari valori religiosi. Pertanto bisogna edificare il futuro assieme alle nuove generazioni, siano esse autoctone o emigranti, un’attività di vera cooperazione e sviluppo, che ogni volta aumenti la coesione sociale.