Mammite acuta

Anch’io punto in continuazione i miei occhi su Chi, “pazzo d’amore per me, dall’eternità tiene i suoi occhi puntati su di me, non vede che me”

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Varcata la soglia dell’anagrafe, dove sono andato per il rinnovo della carta d’identità, incontro per primo, in carrozzina, Walter; ha tre mesi circa. Tranquillo come pochi o come nessuno.

Mi soffermo come per un saluto di fronte a una meraviglia. Di quelle meraviglie che Gesù metteva al centro di ogni consesso di dottori perché la lezione della vita fosse chiara per tutti.

I tempi di attesa per il turno allo sportello si presentavano lunghi. Ho approfittato per qualche battuta a bassa voce con la mamma e il cognato. Avevo in mano le mie quattro foto appena sfornate, per la pratica. Le mostro al “piccolo” dagli occhi ridenti e sbarrati, dicendogli: “Vero che sono bello?”.

La mamma subito: “Lui preferisce la mamma, non vede che me. E’ in un periodo di “mammite acuta”.

Non avevo mai sentito, pur scherzosamente, definire come malattia, questa prerogativa invidiabile da tutti. “Magari, signora, fossimo tutti affetti da tale malattia come Walterino”.

“E’ il mio primo – precisa lei – è un’esperienza unica: appena sveglio, punta gli occhi su di me per chiedermi amore e non li distoglie per nessuna ragione al mondo. Quegli occhietti mi obbligano, senza interruzione, al sorriso.

Ma per poter continuare a sorridergli, per non mostrargli mai l’ombra di tante nubi, anch’io mi sono decisa a puntare in continuazione i miei occhi su Chi, “pazzo d’amore per me, dall’eternità tiene i suoi occhi puntati su di me, non vede che me”.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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