L’unione fa la forza. In Iraq sembra che gli esiti della guerra inizino a non volgere a favore di chi l’ha provocata, ossia i miliziani dello Stato islamico. Dopo tanti mesi, infatti, soldati dell’esercito iracheno, peshmerga curdi e milizie sciite hanno lanciato una controffensiva verso i jihadisti che, grazie anche al sostegno dei raid Usa, ha permesso di rompere l’assedio della città turcomanna sciita di Amerli e a riprendere la località di Suleiman Bek, occupata da giugno dall’Isis. Un pesante fuoco d’artiglieria – riferisce AsiaNews – si sta ora consumando nel villaggio di Yankaja, accerchiato da forze curde e sciite.
Secondo fonti militari curde, miliziani dell’Isis hanno iniziato inoltre a ritirarsi da una serie di villaggi situati a sud di Kirkuk, in particolare dall’area di Daquq. “Le ragioni per il ritiro dei miliziani dai villaggi non sono ancora note, probabilmente si tratta di una decisione presa in seguito alla perdita della città di Amerli”, ha concluso la fonte.
Intanto la rabbia e il dolore dei familiari dei soldati iracheni scomparsi da giugno in una base militare conquistata dallo Stato islamico (IS) è esplosa oggi a Baghdad. I familiari hanno dato l’assalto oggi al Parlamento per protestare contro la mancanza di notizie sui loro congiunti. Un membro del Parlamento ha detto che l’assalto ha provocato alcuni feriti. Forze speciali dell’esercito sono state inviate per circondare il Parlamento e riportare la situazione sotto controllo. I militari iracheni scomparsi sarebbero circa 1.700, voci non confermate comunicano che molti sono stati assassinati dai terroristi mentre altri sono ancora tenuti in ostaggio.