L’architetto Paolo Portoghesi pubblica con la Libreria Editrice Vaticana il volume Il sorriso di tenerezza – Letture sulla custodia del creato, che “nasce dal desiderio di spingere il lettore a riconoscere nella bellezza del creato l’impronta del Creatore”. Il titolo dell’opera – che insieme alle riflessioni dell’autore presenta una antologia di testi di ispirazione cristiana sul rispetto del creato – si riferisce a una metafora di Simone Weil, secondo la quale il sorriso di Gesù risplende nelle bellezze della terra, ma richiama anche le parole di Papa Francesco, che più volte ha usato l’espressione “tenerezza”. “Il libro raccoglie scritti che appartengono a epoche diverse, lungo un percorso a ritroso di quasi tremila anni – spiega Portoghesi –. Vicini o lontani nel tempo, però, tutti sono di grande attualità perché riguardano il rapporto tra l’uomo e il creato in un periodo in cui alla cura e all’utilizzo equilibrato, si è sostituito lo sfruttamento e la rapina, con il risultato di far sì che ogni generazione lasci alla successiva un ambiente di vita peggiorato e impoverito”.
Certo, riconosce l’autore, “nel creato non c’è solo bellezza e armonia, ma ci sono anche conflitti, dissonanze, crudeltà e tanto dolore”. Ma “la gioia che si prova ammirando la bellezza del creato”, e questo è il filo conduttore del volume, “non avrebbe il senso profondo che ha, se non si leggesse in essa, insieme alla fragilità e alla grazia, l’imminenza del dolore (…) Dietro la complementarità di gioia e dolore si manifesta del resto il mistero della libertà dell’uomo, della sua capacità di scegliere e di decidere”.
Il libro si articola in 11 capitoli, a iniziare dall’Antico e dal Nuovo Testamento, quindi dal libro della Genesi ai Vangeli, poi la Patristica, con passaggi, tra gli altri, di San Clemente, Sant’Ilario di Poitiers ed Efrem il Siro, Cirillo e Basilio Magno, Ambrogio e Agostino, la cultura medioevale con Ildegarda di Bingen e Francesco d’Assisi, la cultura umanistica e della Riforma cattolica, con brani di Leon Battista Alberti e Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, il Romanticismo con Hölderlin, Novalis e Chateaubriand, la cultura moderna, da Dostoevskij a Bloy, Peguy, Rilke e Bernanos, Luzi e Turoldo, l’impegno del Concilio Vaticano II e degli ultimi Papi, da Pio XII a Francesco, con un approfondimento finale dedicato alla via pulchritudinis, in quanto la bellezza del creato rimane “per la cultura cristiana elemento chiave per avvicinarsi a Dio, per sentirne la presenza e comprenderne quindi l’amore dimostrato per l’uomo e per ogni altra creatura”.
Numerosi altri ancora sono gli autori citati in questo volume, che alterna i loro brani, le considerazioni dell’autore e decine di foto che ritraggono magistralmente animali, piante, paesaggi urbani e fenomeni naturali, realizzate dallo stesso architetto Portoghesi, che ha progettato edifici ospitati in quasi tutte le regioni italiane – dalla Grande Moschea di Roma al teatro di Catanzaro, dal parco urbano di Albano, alla piazza di Poggioreale, dal Quartiere Latino di Treviso, al comprensorio residenziale Enel a Tarquinia, dalla piazza Leon Battista Alberti di Rimini, a chiese presso Salerno, Terni, Vicenza, Calcata, Castellaneta –, ma anche all’estero, come la reggia di re Hussein di Giordania, la Torre del Respiro a Shanghai, il quartiere turistico “Mar Azul” in Argentina, la Grande Moschea di Strasburgo, un’unità residenziale a Berlino, un centro culturale a Khartoum, diverse opere in Nigeria.
Paolo Portoghesi vede la natura “come un grande libro da sfogliare, con appassionata dedizione, per rintracciare in ogni sua pagina l’impronta del Creatore – annota nell’invito alla lettura, posto a inizio del volume, il cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa –. È da questa propensione a vedere l’invisibile nel visibile che è nato questo libro che raccoglie le testimonianze dell’atteggiamento cristiano di fronte alla natura e quindi della volontà di custodirla come un dono prezioso utilizzandola per le necessità della vita, con amorosa gratitudine verso il Creatore”.
Tenendo però presente la “differenza sostanziale tra l’uomo e le altre creature viventi – precisa Portoghesi – : l’uomo è il solo che, in quanto cosciente della sua condizione di abitante del pianeta, ha nei suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi abitanti, precise responsabilità che non può condividere, anche se lo volesse, con nessuno dei suoi coinquilini”.