«Oggi, nella società dei consumi, solo una cosa si vuol risparmiare: il tempo».
Un anno se ne va, un altro arriva. Chiara Lubich descriveva in poche battute la vita della società contemporanea, con l’incessante, inesorabile scorrere del tempo visto come nemico da un mondo che, supervalutando l’esclusivo potere della ragione e della tecnologia, crede di poter dominare tutto.
In effetti, con l’aiuto delle macchine e delle sue incredibili invenzioni, l’umanità è riuscita a fare sempre più cose in sempre minor tempo, così risparmiandone molto ma spendendolo non per sé, bensì per continuare a trovare il modo di soggiogarlo, eliminarlo, quasi per aspirare all’immortalità e conservare un’eterna giovinezza. In realtà, il «divoratore di ogni cosa», come lo definiva già Orazio, avanza inesorabile su tutto e tutti: non guarda in faccia nessuno e ogni cosa consuma come «un vorace cormorano», per usare una definizione di Shakespeare: la scansione dei minuti e dei giorni macina inevitabilmente le realtà belle e quelle brutte, spande lacrime e le asciuga, ospita crimini e illumina gesti nobili e gloriosi.
Eppure, di fronte al succedersi delle stagioni, nessuno è spettatore inerme e impotente: nel tempo, che è l’ambito in cui è chiamato a operare, l’uomo prepara il terreno che sta oltre la frontiera della morte. «Forse noi possiamo diventare sovrani del momento. Ma del tempo c’è solo un sovrano: Cristo. Per questo il Signore ci consiglia: “Non lasciatevi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e il tempo è vicino? Non andate dietro a loro (Daniele, 2, 31-45); non lasciatevi ingannare nella confusione», ha ricordato nei giorni scorsi papa Francesco, invitando alla preghiera ed al discernimento per evitare illusioni e raggiri.
Quindi, sporcare, sciupare e dissolvere le proprie ore, o al contrario viverle bene, è predeterminare il proprio destino ultimo. L’uso migliore della vita è di spenderla per qualcosa di più duraturo della vita stessa: per questo è necessario approssimarsi ad ogni sera già predisposti al giorno che sta per arrivare. Per questo è necessario maturare un atteggiamento che porti ad ordinare il tempo, ad usarlo meglio.
Nel Qoèlet, alla domanda su quale sia l’occupazione data da Dio agli uomini perché vi si affatichino, segue una risposta chiara: «Ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo». È evidente la direzione da seguire: il correre dell’orologio avrà un senso se ciascuno sarà in grado di riscoprire il senso del bene, del bello e della vita vista di nuovo come dono di Dio, vivendo ogni istante seguendo l’insegnamento di papa Giovanni XXIII: «Maggior scrupolo nell’uso del mio tempo: fare subito, tutto, presto e bene; non aspettare; non mettere le cose secondarie avanti alle principali; sempre alacre, occupato, sereno». È così che si diventa tracce di Risurrezione, luce nella notte ed ogni alba é radiosa ed il tramonto felice.
Buon anno nuovo, allora. E che sia di tempo speso bene: per sé, per gli altri.
+ Vincenzo Bertolone