Il pensiero dominante del vangelo che dovevo presentare all’omelia era “il buon samaritano”.
Questo straniero che, fuori programma, si ferma e dona quanto aveva e quanto poteva, mettendolo a disposizione del malcapitato bisognoso.
Quella mattina ero indaffarato e tra l’altro ero occupato a preparare l’omelia. Arriva un ospite da lontano, non lo vedevo da molto tempo e me lo trovo in caffetteria. Gli dico un frettoloso buon giorno e, con gentile e gelido sorriso, mi allontano per preparare l’omelia.
Arrivato al mio studio, mi assalgono mille pensieri: “Forse non sa farsi il caffè, forse non sa come scaldare il latte, forse non sa trovare lo yogurt…forse, e senza forse, desiderava che mi fermassi a chiedergli se ha dormito la notte, se ha bisogno di qualcosa di particolare, se, insomma, vuole vedere in me un confratello che “perda un po’ del suo tempo” con lui che così raramente mi vede.
Sono tornato decisamente indietro e ho avuto la gioia di poter fare a lui tutto quello che ho pensato necessario per “soccorrere” come buon samaritano colui che rischiava di essere con me il “malcapitato”.
Non ho preparato come volevo l’omelia del buon soccorritore, ma vi racconto la gioia d’averla vissuta, perchè “sono andato dal fratello e ho fatto lo stesso”.
Ciao da p. Andrea
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