Da un mese a questa parte, alla guida dell’auto, sto avvertendo frequenti incontri con poliziotti, carabinieri, vigili. Alla loro vista mi sorprende una certa apprensione.
Sarà perché ultimamente mi hanno messo dei paletti: fermato due volte per controlli e, proprio ieri, ho levato dal mio cruscotto una multa per divieto di sosta. Questa mattina, preso dalla fretta in città, tallonavo stretto, stretto un furgoncino che, a soli 50 all’ora, mi costringeva a rallentare non consentendomi il sorpasso. Mi accorsi che era della polizia e che al lato della strada c’era proprio il cartello dei cinquanta consentiti.
Ho concluso che per togliermi di dosso la paura della polizia, mi devo semplicemente educare ad osservare le norme che regolano il traffico. Alla base di tutto è l’amore alla vita che mi dona la libertà di osservare le norme della strada e di ringraziare le forze dell’ordine che me lo ricordano.
Non solo con vigili o carabinieri, ma spesso faccio fatica a tollerare i limiti del prossimo che mi vive accanto. Vedendolo con maggior frequenza, mi infastidisce più dei poliziotti. I suoi paletti, se da una parte arginano gli eccessi pericolosi della mia “libertà”, dall’altra sono sponde che definiscono il torrente e ne favoriscono la corsa.
Quando amo senza riserve il prossimo, non lo temo più, ma godo di stare nella costrizione dei suoi limiti. Quegli argini non solo impediscono l’esondazione catastrofica dell’egoismo, ma velocizzano e impreziosiscono tutte le espressioni della vera libertà di amare.
Ciao da p. Andrea
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