“L’associazione è giovane”, dice ancora don Sergio, “Eppure di cose ne abbiamo già fatte tante anche se i fondi mancano e siamo sempre alla ricerca di aiuti economici. La cosa straordinaria è che attorno a noi ruotano un’infinità di storie meravigliose, storie di rinascita, di conversione, d’amore per il prossimo. Il bene genera il bene ed è una specie di contagio positivo e bellissimo.
“Abbiamo sistemato una villa sulla Nomentana, che era stata abbandonata dai proprietari. Una casa molto grande, con più di venti stanze, circondata da oltre cinquemila metri quadrati di terreno. I proprietari ce l’hanno data in affitto e noi l’abbiamo già riempita di persone raccolte dalla strada. Persone che non avevano nulla ed ora, solo per il fatto di avere un tetto sulla testa, stanno recuperando la dignità. Mi viene in mente George, che da più di due anni non dormiva in un letto. Si è trasformato, è un altro. L’affitto costa 2500 euro al mese. E i soldi ci vengono donati puntualmente da un benefattore. E’ una persona che ha avuto anche dei guai con la giustizia, è stato anche in carcere ma è sempre puntuale nel farci arrivare i soldi per l’affitto della villa, a volte in modo rocambolesco.
“In questa nostra casa, c’è un prete fisso e un diacono. Poi c’è un ex sacerdote con la moglie e la figlia. Si chiama Luigi, era depresso, si sentiva un emarginato. E’ anche molto malato e un giorno ha deciso di scrivere una lettera disperata al cardinale Coccopalmerio. Il cardinale mi ha detto di intervenire, io sono stato a Gubbio, dove Luigi abitava, e l’ho portato qui a Roma insieme alla famiglia. E’ rinato. Potersi occupare del prossimo, poter riprendere a leggere brani del Vangelo agli altri, ha dato pace al suo spirito. E’ sereno, si dà molto da fare. La figlia studia teatro. Sono felici.
“Tante altre storie bellissime nascono grazie alla onlus. Ad esempio, c’è un uomo che ha scontato vent’anni di carcere per rapina. Non ha fatto mai del male a nessuno, ci tiene a dirlo, e ha pensato bene di utilizzare il tempo in prigione per leggere tantissimi libri. Ha cominciato a fare il muratore per restaurare il carcere e ora, grazie all’affidamento alla nostra onlus, gli è stato condonato il resto della pena così potrà passare le feste a casa con la moglie e i figli. E’ sempre a disposizione, 24 ore su 24, pronto a farsi in quattro per aiutare i bisognosi che gli segnaliamo.
“Ci sono poi quattro senzatetto che, aiutati dalla nostra onlus, si sono associati, hanno preso un casale abbandonato alla periferia di Roma, lo hanno restaurato e allevano cani di razza. Sono praticamente autosufficienti: hanno delle capre, fanno il formaggio e coltivano l’orto. Hanno un sogno: completare la ristrutturazione del casale per poter ospitare altri bisognosi senza fissa dimora.
“Mi viene in mente anche una famiglia con quattro bambini. Il padre è sordomuto. Non avevano una casa e allora la nostra onlus ha acquistato per loro un camper dotato di tutto, televisore compreso, che è diventata la loro abitazione. Sono al settimo cielo perché hanno sempre desiderato viaggiare e ora possono farlo con la loro casa.
“La nostra associazione ha aiutato anche un missionario francescano che svolgeva il suo apostolato in Congo. Quando i superiori lo hanno richiamato in Italia, ha voluto fare un patto con loro: avrebbe lasciato la missione solo se poteva occuparsi dei poveri. Ora vive in un convento a Trastevere, un convento che è storico perché ci ha abitato san Francesco quando era a Roma. E questo francescano ha aperto le celle ai senzatetto e i frati vivono così insieme ai poveri.
“Poi c’è un altro istituto che tutti chiamano “il Mammina” perché fondato da una suora, una certa suor Elisa, che tutti chiamavano “Mammina”. E’ una scuola materna, elementare e media. Ma alla domenica diventa una casa di accoglienza per 500 persone con colazione, medicine, doccia e pranzo. Lì ci sono dei volontari di una onlus che si chiama “Matteo 25” come il famoso passo del vangelo che dice: “….ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere…..” eccetera. Sono ragazzi fantastici e noi diamo loro una mano.
“E infine c’è Sebastiano. E’ uno dei nostri più fidati collaboratori. Ha alle spalle una vita difficile di disgrazie e dolore, ha vissuto sulla strada, ha perso un figlio in modo drammatico, ha contratto l’AIDS con una trasfusione infetta. Era a pezzi. Noi lo abbiamo aiutato, gli abbiamo ridato fiducia in se stesso e ora tutti sono innamorati della sua energia. Prima fra tutti Valeria Marini. Quando lo ha conosciuto, in occasione della serata dei “Cento Alberi”, Valeria ne è rimasta conquistata. Gli vuole molto bene e gli ha dato persino il suo cellulare.”
(La prima parte è stata pubblicata ieri, sabato 14 dicembre)