La Basilica di san Giovanni in Laterano stracolma di gente. Tantissimi i giovani sacerdoti. Stamane si è svolta le celebrazione che ha portato all’ordinazione di 31 sacerdoti della Legione di Cristo.
Una cerimonia intensa e commovente non solo per i genitori dei nuovi sacerdoti.
In questo contesto, il cardinale Velasio De Paolis ha tenuto un omelia parlando senza peli sulla lingua, precisando e chiarendo cosa è accaduto alla Legione di Cristo negli ultimi tre anni.
Riportiamo di seguito le parole del cardinale Velasio De Paolis, delegato pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo.
“Nel mistero della Pasqua e nell’Eucaristia che lo celebra e rinnova trova tutto il suo senso anche il sacerdozio cristiano. Per poterlo celebrare degnamente il sacerdote deve essere disposto a rispondere all’amore di Cristo con l’amore più grande, con il dono della propria vita. Ecco il grande dono che con il sacerdozio il Signore vi fa e vi chiede: il dono della vita; una vita vissuta nell’amore generoso, totale e gioioso.
Sono certo che in questo momento voi tutti siete consapevoli di tutto questo. Lo siete perché vi siete preparati e siete stati ben formati. Lo siete anche in modo particolare perché gli ultimi anni di preparazione al sacerdozio hanno coinciso con gli anni nei quali la Legione è stata chiamata a percorrere sotto la guida della Chiesa un cammino di purificazione e di rinnovamento, in vista del Capitolo Straordinario, che dovrà eleggere i nuovi superiori per il futuro e approvare le nuove costituzioni che vi darete.
Il Capitolo, dopo oltre tre anni di preparazione, è stato già indetto e comincerà tra poco, l’otto gennaio prossimo.
Voi avete perseverato nella vostra congregazione e oggi riceverete in essa il sacerdozio, dopo che avete vissuto le prove alle quali Legione in questo tempo è stata sottoposta a prove. Se voi oggi siete qui significa che voi le avete superate e avete potuto superarle solo perché avete conservato nel vostro cuore la certezza di un amore, l’amore di Cristo.
Nella Legione di Cristo c’è stato un momento, nel quale il peccato, che vi aveva trovato un posto che la opprimeva, si è fatto tanto visibile e conclamato fino ad assumere proporzioni enormi e a raggiungere una pubblicità da riempire per lungo tempo giornali e mezzi di comunicazioni mondiali. Si è temuto per la sua sopravvivenza.
Su di essa si sono abbattuti sguardi impietosi che ne hanno messo a nudo la povertà e la vergogna. E’ stato un momento veramente molto difficile. Qualunque cosa brutta fosse stata raccontata sui Legionari veniva presa come verità inconcussa. I mezzi di comunicazione ne parlavano con dovizia di particolari, quasi con un certo compiacimento.
Per i Legionari è stato certamente un momento brutto e difficile. Ha messo a dura prova la loro fedeltà alla vocazione o per lo meno l’appartenenza alla stessa Legione. Alcuni stentavano a credere a quanto si diceva. Altri di fronte ai fatti narrati erano smarriti e sfiduciati: da tale situazione, si pensava e diceva, non può nascere nulla di nuovo. Alcuni, pochi per fortuna, hanno abbandonato perfino il sacerdozio.
Altri, più numerosi dei primi, ma pochi anch’essi, hanno abbandonato la Legione per riparare nelle diverse diocesi, i cui vescovi in genere li accoglievano volentieri. Dicevano di aver abbandonato la Legione perché traditi dal Fondatore e dai superiori che lo avevano coperto o non avevano rivelato in modo adeguato la verità. Si sono creduti giustificati così del passo compiuto. Non spetta a noi giudicarli!
E’ un giudizio che spettata solo al Signore! Altri sono rimasti, perché hanno pensato che la loro scelta era stata fatta a Cristo, che non li aveva traditi e non poteva tradirli. Si sono affidati al Dio della bontà e della misericordia, capace di rinnovare il cuore degli uomini e di trarre figli di Abramo perfino dalle pietre. Sono rimasti. Sono i più. Sono la stragrande maggioranza Tra questi ci siete voi e quei confratelli che oggi si stringono attorno a voi per questo giorno di festa, insieme ai vostri parenti ed amici.
Voi che siete rimasti non siete certo responsabili personalmente dei fatti dolorosi rivissuti in questo cammino di oltre tre anni. Con il vostro comportamento e la vostra fedeltà, con la vostra sofferenza e con il sottoporvi al peso dell’obbrobrio per il peccato dei legionari, avete permesso il cammino della purificazione e del rinnovamento della stessa congregazione, e l’avete restituita più bella al servizio del Regnum Christi e della Chiesa.
Avete così confermato con il vostro comportamento la verità che il mondo viene rinnovato non da chi si limita o si perde negli scandalismi o nella sfiducia o sta alla finestra a curiosare o ad esprimere la propria insoddisfazione, ma si assume il peccato, portandone le conseguenze nell’offerta della propria vita, e rimanendo fedele alla propria vocazione. Sono questi i Legionari dei quali la Chiesa e la Legione hanno bisogno.
Sono stati tre anni di un cammino penitenziale e di purificazione in vista di un rinnovamento. Avete saputo ascoltare le tante accuse che da tante parti vi sono state rivolte. Le avete esaminate. Le avete verificate. Ciò che andava riconosciuto, lo avete ammesso e vi siete impegnati a correggerlo. Avete sofferto e vi siete anche resi conto della sofferenza che la Legione ha procurato ad altri per il comportamento di suoi membri, a partire dal Fondatore. La sofferenza degli altri vi ha aiutato a capire e portare anche la vostra.
Avete fatto l’esperienza di una pace ottenuta proprio attraverso la sofferenza, e di una riconciliazione frutto del perdono, del quale tutti abbiamo bisogno. Mi auguro che da ciò nasca una nuova Legione riconciliata con se stessa e con gli altri, capace di perdonare e di chiedere perdono. Le nuove Costituzioni non sono semplicemente il frutto di una tecnica giuridica, ma il frutto di un lungo esame di coscienza di tutta la congregazione.
Questi fatti hanno segnato certamente anche il vostro sacerdozio, in modo positivo. Il Sommo ed eterno sacerdote che è Cristo Gesù è venuto per rivelarci il volto misericordioso del Padre, a perdonarci e adottarci a figli. Questo sia anche il volto del vostro sacerdozio. La salvezza è appesa al perdono che pende dall’albero della croce e da esso illumina il mondo e diventa speranza di salvezza”.