La Regione Lazio si schiera in prima fila per contrastare il gioco d’azzardo patologico. Lo testimonia il robusto stanziamento di 1milione e 650mila euro per il triennio 2014/2016 nei confronti della legge regionale “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico”, approvata all’unanimità la scorsa estate. La nuova cifra stanziata supera di dieci volte la copertura economica iniziale, come ha annunciato l’onorevole Olimpia Tarzia, prima firmataria della legge, intervenendo alla Pisana al convegno “Il gioco non vale la tua vita”, organizzato per illustrare ai media le principali peculiarità della legge in questione.
La Tarzia ha introdotto il suo intervento ringraziando l’assessore alle politiche di Bilancio Alessandra Sartore, e riferendo soddisfatta la buona notizia: “Il finanziamento della legge non è più 50mila, come previsto inizialmente, ma 550mila euro ogni anno per tre anni a partire dal 2014”.
Certo, una legge regionale non basta ad abolire un fenomeno, qual è la ludopatia, sempre più esteso e preoccupante. “L’Italia – ha spiegato Olimpia Tarzia – è il più grande mercato del gioco d’azzardo in Europa: lo Stato è il primo beneficiario degli introiti da esso derivanti e non si decide ancora a fare una legge che imponga dei limiti. Noi come Regione abbiamo voluto dare una spinta in questa direzione: è una legge simbolo, un esempio di buona politica, che adesso potrà camminare con le proprie gambe grazie a una dotazione di risorse adeguata”. E ha quindi aggiunto: “È chiaro che si dovrà arrivare poi ad una decisione sul piano nazionale, ma questo è il problema: abbiamo uno Stato che, di fatto, guadagna attraverso questo percorso”.
La Tarzia ha quindi posto l’attenzione su di alcuni punti della legge regionale. “Abbiamo previsto – ha spiegato – una premialità per i Comuni e i titolari di sale gioco, bar, esercizi commerciali che decidono di non mettere la macchinetta o di rimuoverla se ce l’hanno, perché bisogna dare degli
incentivi, incoraggiare i buoni comportamenti”. In questo senso si colloca l’articolo 5 della legge, il quale prevede “l’istituzione di un marchio rilasciato dalla Regione agli esercenti di esercizi commerciali, ai gestori dei circoli privati e di altri luoghi deputati all’intrattenimento che non hanno nel proprio esercizio le apparecchiature per il gioco d’azzardo”. Il marchio assume il nome “Slot free-RL”.
La norma approvata nel Lazio, in particolare, disciplina la collocazione delle sale da gioco, preservando le cosiddette “aree sensibili” (scuole, ospedali, luoghi di culto, centri sociali e anziani). I gestori delle sale in cui sono presenti le macchinette invece, oltre a non poter pubblicizzare l’esercizio, dovranno esporre all’ingresso del locale materiale informativo sui rischi del gioco e sui servizi d’assistenza.
A proposito di servizi d’assistenza, la Regione ha annunciato la nascita dell’Osservatorio regionale sull’azzardo e il Piano integrato triennale socio sanitario. Il loro primo tassello è la prossima apertura di 51 sportelli in tutto il Lazio volti ad aiutare i giocatori patologici indirizzandoli in servizi sociali. “Se non aiutiamo le persone più a rischio a stare lontani dalle sirene illusorie della vincita facile, non batteremo il gioco patologico”, ha detto Rita Visini, assessore alle Politiche Sociali. Il primo sportello verrà aperto nel cuore di Roma, nel I municipio, grazie a 18mila euro della Regione Lazio.
Ciò che rende questa legge un buon esempio è inoltre la sua condivisione politica trasversale. Votata all’unanimità, ha ricevuto ieri il plauso del presidente del Consiglio regionale, Daniele Leodori, che ha definito importanti la legge e il convegno di ieri poiché “pongono un problema, spesso nascosto e subdolo, al centro del dibattito politico, istituzionale e sociale della Regione, coinvolgendo anche voi giovani, in modo che anche voi possiate prendere coscienza fin da subito del rischio”. Il Lazio ha fatto le sue mosse, ora spetta al Governo intervenire.