Una vittoria per la vita a Strasburgo

Cronaca di una giornata che segna il riaffermarsi della cultura pro-life al Parlamento Europeo

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Il progetto di risoluzione della portoghese Edite Estrela (del Gruppo dei Socialisti e Democratici) sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi è stato definitivamente respinto ieri dall’assemblea di Strasburgo. L’azione di tante lobby è fallita: il Parlamento europeo non ha proclamato alcun fantomatico diritto all’aborto. Al contrario, esso si è astenuto da qualunque giudizio di valore ed ha semplicemente affermato che “la formulazione e l’attuazione di politiche sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi e sull’educazione sessuale nelle scuole sono di competenza degli Stati membri”. Questo, infatti, è il testo della risoluzione alternativa proposta dai Gruppi parlamentari del Partito Popolare europeo (PPE) e dei Conservatori e Riformisti europei (ECR) e votata dalla maggioranza degli eurodeputati (334 sì, 327 no, 35 astenuti). L’adozione di questa nuova risoluzione ha fatto sì che il testo dell’On. Estrela divenisse caduco e che quest’ultima ritirasse il suo nome dalla risoluzione effettivamente adottata.

Subito prima dell’inizio del voto, Edite Estrela aveva menzionato la ricorrenza, proprio ieri, della giornata dei Diritti dell’Uomo, lasciando sottintesa l’idea dell’aborto come diritto umano. Subito dopo ha avuto inizio la votazione sulla proposizione di risoluzione alternativa presentata dal gruppo euroscettico Europa Libertà e Democrazia (EFD), che è stata sostenuta soltanto dal gruppo che la proponeva e quindi subito bocciata. Si è proseguito con il voto della risoluzione alternativa di PPE e ECR, approvata grazie al sostegno di una stretta maggioranza: fondamentali sono stati i voti favorevoli di alcuni socialisti maltesi, dei liberali irlandesi e l’astensione di alcuni socialisti italiani e romeni. Sostenendo questa seconda risoluzione, essi hanno contribuito alla bocciatura definitiva della risoluzione Estrela. La relatrice ha chiesto subito la parola e si è lamentata di come “l’oscurantismo e l’ipocrisia abbiano avuto la meglio sui diritti delle donne”. Un’affermazione ideologica, che ha suscitato l’indignazione della parte destra dell’emiciclo e l’intervento di Nuno Melo, connazionale della Estrela ma di colore politico opposto (PPE): “Lei è una democratica di circostanza, formale e non reale!  Un vero democratico accetta l’opinione degli altri”.

Il presidente della plenaria ha concluso il dibattito dicendo che altrimenti esso si sarebbe prolungato troppo. Ed in effetti le dichiarazioni dei differenti eurodeputati si sono succedute numerose subito dopo il voto. Come già menzionato, Carlo Casini (PPE) ha potuto esprimere la sua soddisfazione per una battaglia che si inserisce nel più ampio contesto della difesa della vita nascente in Europa, portata avanti soprattutto tramite l’iniziativa Uno di Noi. Dal lato opposto, di particolare interesse è stato l’intervento dell’olandese Sophia in’t Veld (Alleanza dei Liberali e Democratici europei), che ha notato come le istituzioni europee non sono più oggetto di attenzione soltanto delle grandi lobby industriali, ma anche di numerosi cittadini attenti alle questioni sociali: “Anche la lobby religiosa conservatrice ci ha trovato”. Ma questa affermazione rende palese un cieco ideologismo: non c’è bisogno di essere religiosi, né conservatori, per affermare concetti base delle nostre società come il primato del diritto dei genitori a scegliere l’educazione da dare ai propri figli (tanto più nella sfera sessuale), oppure il diritto all’obiezione di coscienza per il personale medico-sanitario che non può essere costretto a compiere ciò che lui considera alla pari di un infanticidio.

Al contrario, c’è proprio da rallegrarsi per lo storico risultato di ieri: la maggioranza silenziosa degli europei che sono a favore della vita inizia a farsi sentire con forza. Come qualcuno ha fatto notare, è sempre esistita una grande distanza tra le organizzazioni internazionali e la vita reale della gente comune. A causa di questa distanza, tanto spesso vengono approvati documenti basati su un puro tecnicismo o, peggio, su delle ideologie sostenute da minoranze molto potenti: è il caso della relazione Estrela o anche delle ormai celebri linee Guida dell’OMS, in un primo momento ivi contenute. Il fatto che tanti semplici cittadini si siano interessati alla questione ha rappresentato un campanello d’allarme per tutti i politici: tutti si sono dovuti fare delle domande che forse non si erano mai posti. Ed in questo modo la democrazia ha davvero avuto la meglio sulla dittatura del relativismo.

La Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche (FAFCE) ha seguito l’intera procedura della relazione Estrela fin dalla sua prima presentazione alla Commissione sui diritti della donna e l’uguaglianza di genere nel marzo scorso. La matrice ideologica del documento era stata appurata quando, nel momento stesso in cui questa proposta veniva presentata, Vicky Claeys, direttrice dell’IPPF per l’Europa annunciava pubblicamente d’aver contribuito alla sua stesura. In seguito la FAFCE ha svelato il contenuto nascosto tra le righe della relazione Estrela, ovvero il riferimento alle linee guida dell’OMS che propongono, tra l’altro, la masturbazione della prima infanzia come metodo di educazione sessuale. Questo ha molto colpito gli eurodeputati, che il 22 ottobre hanno deciso di rinviare il voto in Commissione, seguendo una prassi straordinaria. Ciò è stato possibile specialmente grazie all’interessamento di tante organizzazioni, sia a livello nazionale che europeo (come, in Italia, il Forum delle Associazioni familiari ed il Movimento per la Vita) ed anche grazie all’imponente raccolta firme di Citizen Go, che in tre mesi ha coinvolto circa 100.000 semplici cittadini. Una volta tornato in Commissione il documento è stato epurato dal riferimento alle linee guida OMS, ma – a parte qualche ritocco di linguaggio – il fondo radicale era rimasto.

Così, dopo la seconda approvazione in Commissione, il 25 novembre, i deputati hanno ricominciato a ricevere numerosi appelli contrari a tale testo, in tutta Europa. Ormai i fari erano puntati su questa procedura e non si poteva far passare tale relazione sotto banco. Tuttavia i sostenitori della relazione hanno cercato in tutti i modi di limitare un dibattito democratico: ultima prova di ciò è stato il fatto che lunedì non si è discusso nuovamente, nonostante il servizio giuridico del Parlamento considerasse tale relazione come nuova e quindi suscettibile di essere sottoposta al normale dibattito di inizio plenaria. Ma ieri, anche senza dibattito, il buon senso ha prevalso per la maggioranza degli eurodeputati: in questo modo essi hanno risposto degnamente ai numerosi cittadini che si sono mobilitati per l’occasione, tramite le loro associazioni, tramite e-mail ed anche tramite una piccola manifestazione tenutasi lunedì pomeriggio a Strasburgo. Il voto di ieri ha dimostrato che qualcosa può davvero cambiare. E che le istituzioni europee non sono condannate ad essere per sempre distanti dai semplici cittadini, ma possono anche essere un luogo di difesa della vita umana e della sua dignità. (N.S.)

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ZENIT Staff

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