Filippine post-tifone: a Palo senza cibo e medicine da più di un mese

L’arcivescovo Du invoca l’aiuto internazionale. Pronte le Serve di Gesù e la fondazione ACS a portare aiuti sanitari e alimentari, e copie di Bibbia e YouCat. Intanto sale il bilancio delle vittime

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Nonostante i numerosi aiuti e i gesti di solidarietà da tutto il mondo, nelle Filippine post-tifone la situazione resta ancora drammatica. In particolare a Palo, nell’isola di Leyte, dove il ciclone Hayan ha causato la morte di oltre 5mila persone, la distruzione di 64 chiese, della cattedrale e della sede dell’arcivescovato locale. L’arcivescovo John Forrosuelo Du ha infatti lanciato in questi giorni l’accorato appello, raccolto dalla Radio Vaticana: “Venite subito e portateci del cibo: voglio dare qualcosa da mangiare al mio popolo”. “Le nostre auto non sono in grado di intraprendere un viaggio così lungo” ha affermato il presule, aggiungendo che “tra i principali problemi, oltre alla mancanza di cibo e di prodotti farmaceutici, ci sono anche i saccheggi. Banditi e guerriglieri rubano gli aiuti umanitari per venderli al mercato nero, e il nostro petrolio è razionato”.

Il grido d’aiuto dell’arcivescovo era indirizzato, in particolare, alle religiose dell’Istituto Serve di Gesù che operano in diverse parti del mondo. Le suore hanno quindi dichiarato l’intenzione di inviare nelle Filippine alcune consorelle esperte in ambito sanitario e pronte a portare aiuti alimentari. Le Serve di Gesù hanno inoltre chiesto alla fondazione ACS – Aiuto alla chiesa che soffre di inviare sul posto anche alcune copie della Bibbia e di YouCat, il catechismo per i giovani. “Stiamo lavorando per fornire alla gente il cibo – ha affermato Suor Rafaela Lázaro, missionaria spagnola della congregazione nelle Filippine – ma vogliamo anche portare la Parola di Dio alle tante persone che vivono ancora nei campi profughi, senza elettricità e acqua corrente”. “Il disastro provocato dal tifone – ha sottolineato la religiosa – ha unito ancora di più la gente nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti; le persone si riuniscono nelle Chiese, ed è proprio lì che vengono distribuiti cibo e aiuti.”

Intanto, a poco più di un mese dalla tragedia dell’8 novembre, le autorità hanno diffuso le nuove cifre ufficiali: sono 5.924 i morti (2.321 nella sola città di Tacloban, sull’isola di Leyte, la più colpita) e 1.779 i dispersi. Le organizzazioni di soccorso però contestano le cifre diffuse dalle autorità: è vero che il recedere delle acque e lo sgombero delle macerie ha fatto aggiunto cadaveri alla conta delle vittime, ma a falsare il risultato finale è la burocrazia.

Secondo le stime basate sulle testimonianze locali – riferisce l’agenzia Misna – i dispersi sarebbero almeno 8.000, ma in maggioranza non sono ancora entrati nell’ufficialità causa le procedure richieste. Inoltre, non si hanno informazioni dettagliate sul numero dei cadaveri sepolti precariamente nella fase dell’emergenza per evitare lo svilupparsi di forme di contagio e neppure quanti di questi rientrino ora nel numero dei dispersi. A complicare le cose, poi, la difficoltà di reperire i fondi disponibili per fornire ai defunti una sepoltura. Si calcola che nella sola Tacloban, potrebbero occorrere da 450.000 a 700.000 dollari, escluso il costo dei terreni.

L’Asian Development Bank (Adb), infine, ha ridotto in questi giorni le stime di crescita dell’area, sia per i disordini in corso in Thailandia, seconda economia del Sud-Est asiatico, ma soprattutto per i danni dovuti a Haiyan. Tuttavia, ha affermato: “L’impatto devastante del tifone Haiyan sta rallentando la crescita delle Filippine nel 2013, ma la ricostruzione dovrebbe spingere al rialzo l’economia nel 2014”.

* Per aiutare l’opera di Aiuto alla Chiesa che Soffre nelle Filippine è possibile donare on line sul sito www.aidtochurch.org. ;

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ZENIT Staff

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