Periodo in cui una donna genera, partorisce e cura il figlio, ma anche lo sguardo della persona umanamente mosso ad un’accoglienza incondizionata di chi è più debole; la maternità biologica è regolata da un orologio biologico legato allo sviluppo ormonale, spesso ignorato nella pratica con conseguenze spesso indesiderate.
Realismo
Il concetto di maternità sembra cambiato nel tempo, non solo perché oggi si arriva a parlare di “maternità surrogata” intendendo i casi in cui un figlio generato dai gameti di una coppia viene fatto crescere nell’utero di un’altra donna; ma anche perché l’età materna della donna al momento del concepimento del primo figlio, e il numero di figli per donna sono radicalmente cambiati nel corso degli ultimi decenni.
La ragione
La maternità è una scelta? Nel corso dei secoli le caratteristiche del modo in cui la donna entra nel quadro della maternità sono cambiate. Anche semanticamente ci sono grandi differenze: si parla del figlio come “scelta” e di “fare un figlio”, mentre nei secoli precedenti era più comune dire “aspettare un figlio”. Anche l’età media della prima gravidanza è molto avanzata nel tempo e in particolare negli ultimi 50 anni: mentre prima era comune avere un figlio appena usciti dalla pubertà, ora questa possibilità nei Paesi occidentali è sempre più rara e guardata con sospetto, tanto che l’età media della prima gravidanza oscilla tra i 26 e i 30 anni: questo fatto che è comprensibile date le cambiate caratteristiche del mondo lavorativo, porta non pochi rischi di difficoltà a concepire. Oltretutto, la maternità avanzata e il clima sociale e lavorativo hanno imposto una sorta di “figlio unico culturale” che non è un obbligo di legge (come accade in Cina) ma è pesantemente consigliato moralmente; anche questo ha delle ricadute sociali e psicologiche sulla generazione dei “figli unici”. Reclamare la maternità come una scelta non può non tener conto di questi dati.
Natura o cultura? Nel cambiamento sociale delle maternità nel mondo occidentale, molto pesa il cambiamento dei nuclei familiari, ristretti ormai a genitori e un figlio/a, ben illustrati dalla pressione delle pubblicità per beni di consumo fatti apposta per famiglie di questo tipo. Uscire da questo schema è destabilizzante per l’ambiente sociale circostante: le famiglie numerose sono viste con diffidenza e sgomento. D’altronde la maternità viene reclamata come diritto e si pensa di poterla ottenere medicalmente quando si vuole, con risultati poco soddisfacenti dal punto di vista del successo della tecnica. Da non dimenticare i rischi a lungo termine di rimandare troppo la maternità; si pensa di poter rimandare a piacere l’epoca della maternità ma spesso si ignora che anche con i mezzi di riproduzione medica l’età materna fa proporzionalmente diminuire le chance di successo.
Il sentimento
Non accettiamo della vita altro che non sia quello che noi stessi programmiamo; forse così si hanno dei vantaggi organizzativi, ma spesso si perde molto della freschezza e della spinta creatrice che è legata al seguire il ritmo e i tempi della natura. Una reale ecologia della maternità sarebbe auspicabile per non relegare il figlio a livello di una scelta tra le tante, e la maternità esclusivamente ad un fatto biologico, schiavo delle pressioni sociali ed economiche.
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