New York ha un prete dei giovani. I giovani sono i giovani del “millennio”, cioè quelli che sono diventati adulti intorno all’anno Duemila, detti anche “gli invincibili”, sono i giovani della rivoluzione tecnologica che hanno sempre in mano un telefonino ultraperfezionato, sono giovani ribelli.
Il prete è Jonathan Morris. È appena un po’ più vecchio – quarant’anni – degli “invincibili”. È ottimista sui giovani e sull’America. “Quando guardo i giovani – ha detto Padre Morris – vedo qualcosa di bello che mi fa sorridere. E sorrido anche quando guardo l’America. I giovani si ribellano e continueranno a ribellarsi contro le élite, contro le università, contro Hollywood. Io, grazie all’elettronica, posso raggiungerne migliaia e migliaia”. L’ha detto alla televisione, perché Padre Jonathan Morris è un prete televisivo (noi ne abbiamo citato almeno un altro).
Consulente religioso della Fox News, spesso partecipa ad una trasmissione delle sei del mattino. Pochi minuti, ma Padre Morris non parla solo dei giovani, ma anche di questioni teologiche come l’immortalità dell’anima. Due milioni e mezzo di spettatori, lo seguono con un occhio solo mentre si preparano per andare in ufficio. Snello e scattante, se non portasse il clergyman, padre Morris non si distinguerebbe dalle migliaia di Americani che si affrettano per le strade di New York. Ha sempre da fare. Ha sempre fretta. Ma alla fine riusciamo a bloccarlo per un’intervista e l’intervista – il mondo è piccolo – è alla Chiesa di Corpus Christi di cui abbiamo già parlato come la Chiesa della “International Thomas Merton Society” e come la Chiesa che è accanto alla Columbia University.
Ma padre Morris non è collegato con la Società di Thomas Merton. È un prete diocesano. Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, l’ha destinato alla Corpus Christi, dopo un’altra sede: la vecchia Cattedrale di San Patrizio, a Little Italy, la Cattedrale che precedette la nuova Cattedrale di San Patrizio, quella di oggi, sulla Quinta Avenue. Era il 2009 e padre Morris veniva da Roma, dove era stato vicerettore dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dove era stato ordinato sacerdote.
“La piccola Italia mi piacque subito”, dice Padre Morris. Lo dice in inglese, non italiano, ma l’entusiasmo è genuino perché “come si fa a non amare l’Italia”? Anche qui, e nel vicino quartiere di Soho, Padre Morris è stato il prete dei giovani. “Questa è la zona più secolarizzata d’America e anche la zona in più in rapida crescita, più “in”, più “figo”, spiega, nel gergo dei giovani. “Tanto per fare un esempio, l’affitto di un monolocale è 4000 dollari al mese. Qui abitano i giovani adulti più preparati e più dotati di tutta New York. E c’è stato un grande, grandissimo ritorno di questi giovani: 25 all’anno sono diventati cattolici. Hanno venti o trent’anni, la maggioranza vent’anni, e per la prima volta hanno incontrato la Fede”.
Ma, allora, perché l’Arcivescovo Dolan l’ha trasferito alla Corpus Christi?
Padre Jonathan Morris: Per esercitare il ministero pastorale alla Columbia University. Io ed un collega siamo cappellani dell’Università.
Giovane fra i giovani.
Padre Jonathan Morris: Ma quando diventerò vecchio sarò vecchio fra i vecchi.
Un’università è una prima linea. L’Arcivescovo l’ha mandato in prima linea.
Padre Jonathan Morris: Non lo so. Magari non aveva nessun altro da mandare!
Come reagiscono i giovani della Columbia?
Padre Jonathan Morris: Ma lo sa? Tanti sono vicini alla Fede. Sono molto aperti e fanno domande in profondità. Dobbiamo impegnarli in modo più efficace e portarli all’incontro con Gesù.
Quindi Lei non è d’accordo con chi sostiene che, dopo questa, la prossima genrazione di giovani sarà una generazione perduta…
Padre Jonathan Morris: Non lo credo affatto. Non negli Stati Uniti. Non in tanti altri Paesi. Il segreto è presentare alla gente Gesù, Gesù che ha un piano per la vita di ognuno, e non insistere su regole e leggi che la gente non ce la fa a seguire.
Alla televisione Lei ha parlato di ribellione dei giovani…
Padre Jonathan Morris: Sì, i giovani si ribellano alla visione nichilista che fa consistere la vita solo nel materialismo, nel piacere, nel vantaggio personale, con l’esclusione di qualsiasi scopo esistenziale o di qualsiasi significato salvo il qui e l’oggi. I giovani sono particolarmente sensibili a tutto questo.
Allora Lei si aspetta un revival?
Padre Jonathan Morris: Lo vedo ogni giorno. Lo vedo alla Columbia. L’ho visto alla vecchia Cattedrale di San Patrizio. Lo vedo. Basta presentare il Vangelo in modo intelligente, senza volere una conversione a tutti i costi e la risposta della gente sarà quantomeno l’interesse.
Il Papa. Anche lui la pensa così?
Padre Jonathan Morris: Sono felice che papa Francesco ci chieda di ritornare alle origini del Cristianesimo, di credere, come i primi Cristiani, che Gesù di Nazareth è vissuto, ha predicato ed è morto per redimere i nostri peccati. Allora, se ci innamoreremo di Gesù e capiremo cosa questo amore significhi, tutte le norme e le regole si trasformeranno, da una lista di cose che non riusciamo a fare, in un invito ad amare di più Gesù.
[La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata domani, martedì 10 dicembre 2013]