Mons. Cavina presenta "Fides et Labor", progetto per l'imprenditoria giovanile

300mila euro a disposizione dell’iniziativa di finanza sociale promossa dal Vescovo per giovani e non solo, che hanno idee ma non i fondi per iniziare un’attività lavorativa

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“Creare un fondo per le emergenze è stato uno dei primi desideri subito dopo il mio ingresso in Diocesi” afferma mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi. “Era il marzo del 2012, prima del terremoto – ricorda il presule -. Il primo donatore è stato Papa Benedetto XVI con una cifra importante, 100 mila euro, dopo la visita pastorale del 26 giugno 2012 nelle zone terremotate, poi via via la somma è aumentata grazie alla generosità di coloro che hanno fatto donazioni non a progetti o realtà mirate ma a me, in qualità di Vescovo”. Così oggi, con 300 mila euro disponibili, si è potuto avviare Fides et Labor, il progetto di finanza sociale a favore dell’imprenditoria giovanile che – dice Cavina – “mi sta particolarmente a cuore”.

L’iniziativa è indirizzata prevalentemente ai giovani, ma non solo, precisa il Vescovo. Possono usufruirne anche “quei padri e quelle madri di famiglia, persone di mezza età che hanno perso il lavoro e che, una volta espulsi dal mondo del lavoro, possono arrivare a credere di avere perso, assieme a un’occupazione, la dignità”. Noi, prosegue, “vogliamo che non si arrendano alla realtà dei fatti e offriamo loro un sostegno per darsi un’opportunità di futuro”.

“Siamo qui non solo per decidere di aprire un fido a chi si trova nel bisogno – sottolinea monsignor Carlo Malavasi, Vicario generale della Diocesi e membro del Consiglio Etico di Fides et Labor – ma anche e soprattutto per dare un consiglio, un’indicazione, per illuminare una via a chi, nella necessità, cerca un amico. Un’opera, questa, indicata da sempre e per sempre dal Cristianesimo”.

Carità e amore sono il motore di questo progetto ‘ricco’ che mette a disposizione 300 mila euro che potranno lievitare grazie ad altre donazioni. Infatti, immessi in questo circuito virtuoso, i fondi potranno “moltiplicarsi” perché ogni volta che sarà restituito il prestito, il denaro verrà riportato in circolo per aiutare l’idea imprenditoriale di altre persone.

“Questo progetto di finanza sociale a cui lavoriamo da tempo – spiega Paolo Ranieri, fiduciario economico vescovile – è rivolto ad attività esercitabili nel territorio della Diocesi di Carpi che, a causa della lunga crisi economica, risultano escluse dal sistema del credito bancario per ragioni connesse alla mancanza di garanzie o a situazioni di precarietà, ma che intendono diventare economicamente autosufficienti e interagire nel tessuto sociale ed economico attraverso l’esercizio di un’attività lavorativa autonoma nuova o già esistente.

Il prestito massimo previsto – prosegue Ranieri – è di 10 mila euro, la modalità di restituzione è personalizzata. Naturalmente non ci limitiamo all’erogazione della cifra richiesta, ma sarà nostra cura seguire il ‘post ricevimento denaro’. Seguiremo il percorso delle persone, non le perderemo di vista perché nessuno si senta solo e perché crediamo fermamente al valore della condivisione”. Una responsabilità condivisa è piùleggera da portare, anche questo fa parte dell’idea originaria del Vescovo.

Monsignor Cavina ha voluto legare il progetto a due “persone” speciali, la Madonna e san Giuseppe: non è un caso che il mandato dei consiglieri, annuale, inizi l’8 dicembre, festa dell’Immacolata, e che san Giuseppe sia stato indicato come il protettore di Fides et Labor.

Presidente del Consiglio Etico è Giuseppe Torluccio, professore di Tecnica bancaria presso l’Università di Bologna. Si occupa di economia degli intermediari finanziari e recentemente si è occupato di finanza e microcredito. “Insegnando, facendo formazione, partecipando a seminari, mi sono reso conto che in varie situazioni non si riesce ad ottenere credito. Ci sono inoltre studi di ricerca che affermano come certe realtà non vengano raggiunte con il credito tradizionale.

“I criteri – osserva Giuseppe Torluccio – sono sempre più selettivi e regolamentazioni come Basilea 2 e 3, volendo creare stabilità, hanno però creato una rigidità per cui un sempre maggior numero di persone si trova escluso dalla possibilità di accesso al credito. Le banche sono costrette a guardare alle garanzie concrete, tipo quelle patrimoniali o immobiliari, a volte guardano a quelle relazionali, ma non c’è più quell’attenzione alle garanzie reputazionali che noi crediamo di assoluta importanza”.

Il Consiglio Etico valuterà la capacità del progetto di potersi sviluppare. E’ rivolto ai giovani che hanno voglia di mettersi in gioco; bisogna aiutarli a osare, a essere tenaci, dobbiamo dire, tutti insieme, basta alla rassegnazione e all’apatia. “Come adulti – evidenzia il presidente – abbiamo grandi responsabilità, stiamo trasferendo loro l’idea di un mondo senza speranza; ebbene, noi siamo qui per infondere loro coraggio e voglia di fare, fare bene. Non possiamo bruciare la generazione che sta arrivando, se così fosse la società intera si priverebbe del domani”.

Torluccio osserva che il finanziamento potrebbe essere per fasi: un modo per contenere il rischio ma anche per valutare se, eventualmente, fosse necessario aggiungere altro denaro per far decollare il progetto imprenditoriale. Va da sé che, dopo essere passato al vaglio del Consiglio Etico di Fides et Labor, dovrebbe risultare meno difficile trovare altre linee di credito, comprese quelle tradizionali.

“Ho creduto subito a questo progetto a cui ho aderito con entusiasmo – dichiara il vicepresidente del Consiglio Etico, Stefano Cestari – è qualcosa di concreto. La priorità sono i giovani a cui io personalmente, ma anche l’associazione che rappresento, dedica tempo e varie iniziative. Dare una mano ai ragazzi può diventare un formidabile volano per l’economia, e io farò di tutto per far sì che un’idea diventi realtà. Come Lapam mettiamo a disposizione i nostri locali per gli incontri con le persone che presenteranno le loro richieste, ma offriremo anche ricerche di mercato per capire meglio la fattibilità del progetto; la collaborazione tecnica dal punto di vista amministrativo sarà offerta dalla Banca popolare dell’Emilia Romagna”.

“E’ qualcosa che va oltre il microcredito e oltre la carità tradizionale – aggiunge Cestari – si dà una mano a chi ne ha bisogno, ma solo per permettere a questi uomini e a queste donne di intraprendere una strada che, poi, potranno percorrere con le loro forze. Sono una persona concreta e mi piace pensare, ad esempio, che un ragazzo appena uscito da quella bella realtà che è il Centro di formazione professionale Nazareno di Carpi, grazie a Fides et Labor, riesca a realizzare un suo desiderio: aprire un forno o una pizzeria o altro. E che questo non sia che il primo di una lunga serie”.

Non ci sono obiettivi senza che prima non ci sia stato un sogno ad alimentarli, ma prima di realizzare quelli di coloro che aderiranno al progetto, c’è un desiderio da esaudire. E’ quello del Vescovo. “Vorrei vedere il sorriso del nostro primo neo-imprenditore entro Natale”.

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ZENIT Staff

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