La persona umana deve essere sempre un fine e mai un mezzo

Nell’udienza alla delegazione dell’Istituto Dignitatis humanae, il Papa incoraggia a proseguire il loro lavoro per ridare una dignità a tutte le vittime “scartate” da una società efficientista

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In un’epoca dominata dalla mentalità “efficientista” e dalla “cultura dello scarto”, dove a rimetterci sono gli esseri umani più fragili – malati e nascituri soprattutto – occorre riscoprire il principio della dignità umana, radice di giustizia e libertà. È quanto ha affermato stamane Papa Francesco nell’Udienza, in Sala Clementina, con la delegazione dell’Istituto Dignitatis humanae, guidata dal cardinale Renato Raffaele Martino. “Il vostro Istituto – ha esordito il Pontefice – si propone di promuovere la dignità umana sulla base della verità fondamentale che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Dunque una dignità originaria di ogni uomo e donna, insopprimibile, indisponibile a qualsiasi potere o ideologia”.

Purtroppo – ha osservato il Santo Padre – nell’epoca attuale, nonostante le conquiste e le speranze, “non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto”, che “tende a divenire mentalità comune”. Vittime di essa sono “gli esseri umani più deboli e fragili”, quindi: nascituri, poveri, anziani, malati, disabili gravi, i quali – ha detto il Pontefice – “rischiano di essere scartati, espulsi da un ingranaggio che dev’essere efficiente a tutti i costi”.

È questo, secondo il Papa, un “falso modello di uomo e di società”, che “attua un ateismo pratico” e nega di fatto la Parola di Dio: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (Gen 1,26). Le cose però possono cambiare, ha affermato Francesco, “se ci lasciamo interrogare da questa Parola” e “lasciamo che essa interpelli la nostra coscienza personale e sociale” e “metta in discussione i nostri modi di pensare e di agire, i criteri, le priorità e le scelte”.

“La forza di questa Parola – ha aggiunto il Pontefice – pone dei limiti a chiunque voglia rendersi egemone prevaricando i diritti e la dignità altrui”. Al contempo, “dona speranza e consolazione a chi non è in grado di difendersi, a chi non dispone di mezzi intellettuali e pratici per affermare il valore della propria sofferenza, dei propri diritti, della propria vita”.

In tal contesto, la “bussola” è la Dottrina sociale della Chiesa, “con la sua visione integrale dell’uomo come essere personale e sociale”. In essa, ha sottolineato Bergoglio, “c’è un frutto particolarmente significativo del lungo cammino del Popolo di Dio nella storia moderna e contemporanea”, ovvero “la difesa della libertà religiosa, della vita in tutte le sue fasi, del diritto al lavoro e al lavoro decente, della famiglia, dell’educazione”.

Siano benvenute dunque tutte le iniziative come quelle dell’Istituto Dignitatis humanae, che – ha detto il Santo Padre – “intendono aiutare le persone, le comunità e le istituzioni a riscoprire la portata etica e sociale del principio della dignità umana, radice di libertà e di giustizia”. A tal scopo, ha soggiunto, è necessaria “un’opera di sensibilizzazione e di formazione” per spingere i fedeli laici, specialmente quelli che impegnati in politica, ad “agire coerentemente, dialogando e collaborando con quanti, con sincerità e onestà intellettuale”. Anche perché, ha concluso Papa Francesco: “Non sono pochi i non cristiani e i non credenti convinti che la persona umana debba essere sempre un fine e mai un mezzo”.

(A cura di Salvatore Cernuzio)

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ZENIT Staff

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