Avvento, tempo dell'attesa

Intervista a padre Pietro Messa, della Pontificia Università Antonianum di Roma

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Da calendario, dicembre è l’ultimo mese dell’anno, ma è anche il primo mese dell’anno liturgico. Ne parliamo con padre Pietro Messa, preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum di Roma. 

Cos’è l’Avvento?

Padre Pietro Messa: Come dice la parola stessa, Avvento, dal latino advèntus, significa venuta. Quindi è l’attesa della venuta di Gesù, Dio fatto uomo.

Cosa si aspetta dal nuovo anno liturgico?

Padre Pietro Messa: Come esprime bene san Bonaventura da Bagnoregio, la Chiesa pellegrinante nella condizione di viatori si trova tra le prove della vita e le consolazioni del Signore. Quindi c’è l’attesa fondata che il Signore continui ad assisterci nella complessità e contraddittorietà della storia, tanto che a volte appare persino assurda.

Perché dicembre è un mese mariano?

Padre Pietro Messa: Se Avvento è attesa, Maria indica che ciò non è sinonimo di passività, ma una “recettività attiva”. E quindi Maria è modello di come disporsi ad accogliere il dono che viene dall’alto e in ciò, come diceva Giovanni Paolo II riprendendo Hans Urs von Balthasar, la dimensione mariana della Chiesa precede quella petrina.

L’Avvento è attesa, il Natale è speranza. Nel contesto storico in cui ci troviamo, ritiene che si viva secondo lo spirito profondo del Natale?

Padre Pietro Messa: Come Chiesa pellegrinante non si vive in Paradiso, ma nel “già e non ancora”, nella “tensione della perfettibilità”, in quello che è stato denominato anche “l’abisso dei doppi pensieri”. E questo vale anche per la consapevolezza con cui si vive il Natale. 

Dal primo presepe della storia, quello eucaristico che San Francesco d’Assisi fece nel 1223 nell’eremo di Greccio, ai presepi di oggi. Alcuni ricalcano la tradizione, altri ospitano statuine di personaggi dell’attualità, altri ancora sembrano opere d’arte contemporanea, realizzate con materiali di scarto e oggetti della vita quotidiana. Cosa pensa di questi modi diversi di interpretare il presepe? Qual è la tipologia che incontra maggiormente i Suoi gusti e perché?

Padre Pietro Messa: Il centro del presepe è certamente la natività, indicando con essa Gesù bambino con accanto Maria sua madre. Poi vi sono modi diversi di rappresentare la partecipazione a tale evento. Ad esempio una volta a Terni alcuni adolescenti misero dei giocatori di calcio con le maglie delle diverse squadre per dire che la pace portata diventava capacità di superare le contrapposizioni violente che a volte si riscontrano anche nel calcio. Per un ulteriore approfondimento si può leggere C.M. Martini – P.M., L’infinito in una culla. San Francesco e la gioia del Natale, Edizioni Porziuncola, Assisi.

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Laura Guadalupi

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