La scelta del Pontificio Consiglio per i Laici di dedicare la XXVI Assemblea plenaria al tema “Annunciare Cristo nell’era digitale” deriva dalla constatazione che il mondo della della comunicazione digitale, in pochissimo tempo, ha profondamente mutato lo scenarioculturale e sociale del nostro pianeta. I lavori della prima giornata – riferisce un comunicato del Dicastero – sono stati introdotti dal card. Stanislaw Ryłko.
Il porporato, citando il suo ‘conterraneo’, il Beato Giovanni Paolo II, ha ricordato che “Il mondo di internet, il ‘cyberspazio’, è una nuova frontiera che si schiude all’inizio di questo millennio. Come le nuove frontiere di altre epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse”. “Per la Chiesa – ha proseguito – il nuovo mondo del cyberspazio esorta alla grande avventura di utilizzare il suo potenziale per annunciare il messaggio evangelico”, in particolare ai giovani che, afferma Ryłko, “sempre più riccorrono al cyberspazio quale finestra sul mondo”.
Continuando nel suo intervento, il cardinale ha detto: “Perquesto programmando i nostri lavori abbiamo voluto evitare i due approcci estremi che dominano oggi il dibattito culturale su quest’argomento: da una parte una tendenza a demonizzare la rete, che riconosce solominacce e pericoli; d’altra parte un atteggiamento di plauso incondizionato che vede nelle nuove tecnologie e nei nuovi linguaggi esclusivamente dei vantaggi, quasi fosser per sè stessi la garanzia di un luminoso futuro per l’umanità”.
“Entrambe le posizioni – ha aggiunto il Capo Dicastero – si presentano corredate di pubblicazioni, studi e ricerche; ma dove sta la verità?”. “Il dato certo che emerge dal Magistero è che un cristiano non può fuggire dalla sfida di confrontarsi con le novità che il fenomeno comporta”.
I lavori della mattinata sono continuati con una relazione del prof. Mario Pollo che ha sottolineato come l’avvento della cultura digitale abbia mutato alcuni paradigmi spaziotemporali nei quali l’uomo è da sempre abituato a vivere. Così lo spazio/tempo è divenuto spazio/velocità, la crisi del concetto di tempo ha diminuito la capacità di progettualità e la deterritorializzazione ha messo in crisi le comunità tradizionali e ne ha create di nuove focalizzate sul destino o sul sentimento.
Nel pomeriggio, la sessione è iniziata, invece, con una relazione del prof. Tonino Cantelmi che ha evidenziato come inizi a risultare evidente che l’avvento delle tecnologie digitali abbia generato delle mutazioni psico-cognitive che, di fatto, pongono le basi per una nuova antropologia. Il noto psichiatra ha insistito sulla necessità di prendere coscienza di un fenomeno di potenzialità formidabili e che per questo deve essere adeguatamente governato da quella che sarà l’ultima generazione pre-digitale.
Nella relazione che ha concluso i lavori della prima giornata della Plenaria, padre Antonio Spadaro ha insistito sul carattere reale delle esperienze della rete, spiegando che, come ha detto Benedetto XVI: “L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani”.</p>
Per questo motivo: “Finché si dirà che bisogna uscire dalla relazioni in Rete per vivere relazioni reali si confermerà la schizofrenia di una generazione che vive l’ambiente digitale come un ambiente puramente ludico in cui si mette in gioco un secondo sé, un’identità doppia che vive di banalità effimere, come in una bolla priva di realismo fisico, di contatto reale con il mondo e con gli altri”.