Non c’era verso che potessi addormentarmi dividendo la camera con qualcuno che russava.
Ho provato varie volte…ma, anche se debole, quel “russo” era un tormento. Sapendomi tanto sensibile, l’amico Luigi mi raccontò come lui avesse superato splendidamente la mia stessa difficoltà. Aveva provato in tutti i modi a condividere la stessa stanza; si era procurato i tappi che, se per un verso gli toglievano il rumore esterno, dall’altra gli rendevano fastidioso il suo stesso respiro.
Qualche anno fa, saputo il nipote affetto da una malattia causa di una terribile insonnia, è corso in famiglia per portare aiuto e alleviare la sorella.
Il dramma era che nessuno dormiva per la tensione creata dall’insonnia del nipote. Il medico ripeteva che l’importante era riuscire ad addormentare il ragazzo; solo facendolo dormire gli si assicurava la guarigione.
Quante notti passate a vegliare in questa attesa. Finché, una notte, all’inizio debolmente, ma poi sempre più forte, lo si poté sentire russare. Una melodia! Quel russare, in genere considerato tormento, nel caso del nipote diveniva sollievo, gioiosa consapevolezza di guarigione.
Ecco il segreto: ascoltare con simpatia quel “rumore” trasformato in musica, grazie al racconto di Luigi, mi sono addormentato anch’io. Ormai amavo quel fastidioso rumore che prima era un tormento, perché amavo quel prossimo che avevo accanto.
Ciao da p. Andrea
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