Cari studenti universitari,
vi scrivo a poche ore dall’indimenticabile incontro con Papa Francesco nella Basilica di S. Pietro per la recita dei Primi Vespri di Avvento.
Eravate davvero tanti!
Vorrei richiamare una frase a braccio di Papa Francesco durante la sua omelia: “Non state al balcone a guardare”.
Subito il mio pensiero è corso veloce alla Grotta di Betlemme: Dio è sceso dal suo balcone. Nessuno Lo ha costretto. E che dire di Maria e Giuseppe, coinvolti in una vicenda che li riguardava forse poco, anzi, a ben vedere, umanamente poco redditizia: nessun titolo onorifico, nessuna promozione sociale, nessun ruolo istituzionale. Solo amore e servizio!
Cari amici,
essere al balcone è, purtroppo, il desiderio nascosto, ma sempre in agguato, dell’uomo. L’uomo si illude di poter vedere, giudicare e agire. Ma dal balcone si può vedere il camminare degli uomini senza scoprire il loro volto; si può giudicare gli eventi senza sentire il battito del cuore; si può agire senza toccare l’esistenza degli altri.
Quando ero adolescente mia madre mi aspettava al balcone. Appena mi vedeva correva verso le scale per attendermi. Tutti i genitori desiderano sperimentare la gioia di scendere per non lasciare il proprio figlio solo sulla strada. I genitori lo sanno che è nella strada che si gioca il futuro dell’uomo.
Per questo Dio ha voluto essere sulla strada dell’uomo.
Come non ricordare l’invito di Gesù a Zaccheo: “Scendi giù” (Cf. Lc. 19, 1-10). Zaccheo era salito sull’albero, con buone intenzioni, per vedere meglio Gesù. Ma Gesù è già giù! E’ già sulla strada.
E poi Matteo (Mt. 9.9). Gesù lo chiama non dal balcone, ma entrando nel suo luogo di lavoro. Che mistero!
Eppure, cari amici, noi tutti facciamo fatica a capire questo comportamento di Dio. Ciò che deve preoccuparci è la motivazione delle nostre scelte. Pensiamo che il Dio che sta sul balcone sia più facilmente raccomandabile. Infatti, se ci pensiamo un po’, l’idea della raccomandazione nasce quando si è davanti ad un amico che vediamo al balcone. Molte volte, però, non è così! Siamo noi che vogliamo che sia così!
Infatti se Dio è sul balcone allora posso invocarlo, posso portagli doni, posso sentirmi importante. Anzi un interlocutore. Come l’amico a cui ho chiesto una raccomandazione.
E se Dio e il tuo amico fossero giù per strada? Non sarebbe meglio perché lo puoi conoscere, gli puoi aprire il tuo cuore, puoi camminare insieme? Dalla raccomandazione alla condivisione!
Cari amici,
non fidatevi di chi sta al balcone a vedere, giudicare e agire. Fidatevi di chi è sceso giù e non fa pesare il ruolo che gli è stato affidato.
Quante volte ho incontrato amici dal cuore veramente umile, che non mi hanno mai fatto pesare la loro dignità istituzionale e intellettuale!
È questo il nostro cammino di Avvento!
Scendere dal balcone, perché per strada c’è il Signore Gesù che ti cerca, che cammina con te. Ci sono i tuoi amici. Tutti per strada perché il cammino non sia verso la morte ma verso la vita.
Non rinchiuderti nella tua stanza e non fare del balcone il tuo luogo preferito. Impara a scendere subito se hai visto meglio dall’alto. Ma con umiltà e semplicità, perché solo allora potrai trasformare la strada da luogo del bivacco, ad areopago di confronto, di dialogo, di impegno con gli altri e per gli altri.
“O cieli, piovete dall’alto. O nubi, donateci il Santo” (Cf. Is. 45,8).
Nell’attesa del Natale, impariamo anche noi come i poveri di Javhè, ad invocare l’apertura del cielo. Non sarà un’invocazione senza risposta. Perché il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è già stato fedele. E lo sarà per sempre! Maria ne è testimone.
Il Verbo è sceso giù dal balcone, perché noi potessimo vivere e non vivacchiare!
Auguri di buon e santo Avvento.
Vostro
+ Lorenzo, vescovo