Realismo
Dall’abbreviazione colloquiale del termine francese” handicapé” e “phobie”.E’ l’avversione verso la disabilità, distinta da un sentimento di preoccupazione o di dolore che la disabilità può provocare. Non è una reazione insolita, dato che la presenza di persone con evidenti tratti “diversi dal normale” per ragione di malattie o traumi genera imbarazzo o anche un sentimento di impotenza e dunque di colpevolezza.
La ragione
Si può essere ostili verso la disabilità? Sembra impossibile nell’era dei diritti umani, eppure è così, perché la disabilità altrui ci ricorda la nostra disabilità, magari piccola, ma ben nascosta anche a noi stessi.
La disabilità spaventa ed è normale come prima reazione in certi casi; ma spesso è una reazione indotta culturalmente e che soprattutto deve trovare una risposta culturale, prima ancora che nelle leggi. Se non trova una risposta, o se la paura indotta è tanta, ingigantiamo il problema, tanto da arrivare alla conseguenza: «Io non vorrei mai essere così» e alla conclusione «Se è (se io fossi) così, è meglio per lui (per me) che muoia». Cosa invece smentita dalla stessa vita di tante persone disabili che tutto pensano tranne che a morire (almeno non più degli altri), e che si sentono profondamente feriti e offesi da un ragionamento handifobico. Probabilmente ragioniamo così perché su di noi abbiamo uno sguardo limitato alla nostra capacità di produzione o alle pretese che noi o gli altri abbiamo su di noi.
Il sentimento
L’handifobia è una forma di discriminazione sociale molto tollerata; forse ne sono immuni proprio i bambini, che molti vorrebbero proteggere dalla “visione del diverso” proprio con atteggiamenti handifobici. D’altronde, ormai di disabili non ne nascono quasi più, per via di una selezione prenatale; e i disabili acuisiti, trovano così tanti impedimenti nella vita di tutti i giorni da sentirsi in gran parte “di troppo” .
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