Erano in tanti a chiedersi cosa avesse provato e detto il Santo Padre a San Francesco davanti la tomba del Poverello lo scorso 4 ottobre. Ebbene, una signora di una parrocchia romana ha avuto la prontezza e la familiarità di porre questa domanda al Papa che con altrettanta familiarità ha risposto: “Ho chiesto il dono della semplicità per me e per tutta la Chiesa”.
Nell’editoriale della rivista San Francesco di quel giorno si leggeva: “Forse non sapremo mai cosa si diranno i due protagonisti nella cripta… forse Papa Francesco gli confiderà le sue preoccupazioni”. A distanza di due mesi finalmente si apprende la forza e il significato di quell’intenso e storico incontro: la semplicità.
“Il dono chiesto a San Francesco è una bellissima parola che deriva dal latino sine plica: senza piega“, spiega padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, in una nota apparsa sul sito www.sanfrancesco.org. Una parola, aggiunge, che vuole “sottolineare la naturalezza e la spontaneità evangelica, quella che Gesù desiderava dai suoi discepoli: Se non diventerete come bambini… (Mt 18,1-3)”. E proprio il poverello di Assisi, conclude padre Fortunato, “è stato e si è definito ‘uomo semplice’ (FF. 1478)”.