Un colloquio breve e cordiale quello di stamane tra Papa Francesco e Benjamin Netanyahu, primo ministro dello Stato di Israele. Ricevuto nel Palazzo Apostolico, il premier si è intrattenuto per 25 minuti con il Pontefice, discutendo di temi come “la complessa situazione politica e sociale del Medio Oriente, con particolare riferimento alla ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi”. Da entrambi – riferisce una nota della Sala Stampa vaticana – è stato espresso il desiderio “che si possa giungere quanto prima ad una soluzione giusta e duratura, nel rispetto dei diritti di ambedue le Parti”. Affrontate poi le questioni riguardanti “i rapporti tra le Autorità statali e le comunità cattoliche locali, nonché tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede, con l’auspicio di una pronta conclusione dell’Accordo da tempo in preparazione.”
Da parte dei media c’era grande attesa per la conferma di una data ufficiale del pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa. Il riferimento al viaggio c’è stato, ma dal Vaticano non è giunta nessuna informazione dettagliata a riguardo. Al termine dell’Udienza, Netanyahu ha regalato a Papa Francesco una hanukkiah, ovvero un candelabro ebraico in argento a nove bracci, e un libro sulla Inquisizione spagnola scritto da suo padre, professore di storia scomparso un anno fa a cento anni. Sul frontespizio il Primo ministro ha scritto come dedica: “Ad un grande pastore della nostra comune eredità”. Il Papa ha ricambiato con una formella in bronzo raffigurante San Paolo. Dopo il colloquio con il Papa, il Premier israeliano ha incontrato il Sgretario di Stato vaticano, mons. Pietro Parolin, con il quale – riferisce la Sala Stampa vaticana – ha avuto un colloquio di circa un’ora.
L’Udienza di oggi si aggiunge ai precedenti importanti incontri di Papa Francesco con il Presidente d’Israele Shimon Peres, il 30 aprile, e con il Presidente dello Stato della Palestina, Mahmoud Abbas, il 17 ottobre. Netanyahu, dal canto suo, era già stato ricevuto da un Papa, incontrando Benedetto XVI nel convento dei francescani di Nazareth, il 14 maggio 2009, in occasione del Pellegrinaggio di Ratzinger in Terra Santa. Il Primo ministro poi tornò a Roma nel 2011, ma Papa Benedetto era in viaggio in Benin (18- 20 novembre). Netanyahu quindi non incontrò il Pontefice, ma gli lasciò in dono un ulivo di 200 anni proveniente dalla Terra Santa, in segno della “fioritura dell’amicizia tra i due Stati”, come dichiarò una nota dell’ambasciata israeliana presso la Santa Sede.
Pochi giorni dopo la sua rinuncia al Soglio di Pietro, il 18 febbraio 2013, Benedetto XVI ricevette poi una lettera in cui il politico israeliano scriveva: “Nel nome del popolo di Israele, vorrei ringraziarLa per tutto quello che ha fatto come Papa per il rafforzamento dei legami tra cristiani ed ebrei e tra la Santa Sede e lo Stato ebraico”. In particolare, nella missiva si sottolineava l’apprezzamento d’Israele per un libro di Ratzinger del 2011, in cui il Papa teologo escludeva la responsabilità del popolo ebraico per la crocifissione di Gesù, dovuta invece all’aristocrazia del Tempio. Netanyahu augurava infine al Pontefice emerito “lunga vita, salute e felicità”. (S.C.)