ROMA, martedì, 21 febbraio 2012 (ZENIT.org) - Padre David Neuhaus è nato in una famiglia ebrea e, ancora in giovane età, si è convertito al cristianesimo. In collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre, Mark Riedemann ha intervistato per Where God Weeps (Dove Dio piange), padre Neuhaus, vicario del patriarcato latino di Gerusalemme per i cattolici di lingua ebraica.
Padre, lei è cresciuto in una famiglia ebraica. Ha ricevuto una profonda educazione religiosa?
Padre David Neuhaus: Ho ricevuto quella che si potrebbe definire una tradizionale educazione ebraica. Mi hanno mandato ad una scuola ebraica diurna, una scuola meravigliosa. Se avessi figli, li manderei a studiare lì anche adesso. E così siamo stati educati nella tradizione ebraica a casa. I miei genitori erano molto aperti e non molto praticanti.
Come Lei percepiva il cristianesimo in quel momento?
Padre David Neuhaus: Era una questione molto complessa. I miei genitori sono rifugiati della Germania nazista e così siamo cresciuti con la consapevolezza molto forte della storia. Naturalmente, la storia è un luogo dove ebrei e cristiani si incontrano in un’interazione piuttosto traumatica. Ma allo stesso tempo i miei genitori sono molto aperti e molto cordiali e così questo messaggio dei traumi della storia è stato equilibrato con un’apertura verso i nostri vicini.
Si è convertito al cristianesimo in età giovane. Che cosa l’ha ispirata a prendere in considerazione la conversione al cristianesimo?
Padre David Neuhaus: Fu all’età di 15 anni, arrivando per la prima volta in Israele, che ho fatto conoscenza con una delle grandi figure spirituali di quel momento a Gerusalemme, una suora ortodossa russa, che era la badessa di un convento e il suo nome era Madre Barbara.
Crede che fosse persino della nobiltà russa?
Padre David Neuhaus: Sì, era una contessa, un membro dell’aristocrazia russa e attraverso di lei ho incontrato Gesù Cristo. Era una donna, che al momento che la incontrai aveva già 89 anni, paralizzata, incapace di muoversi dal suo letto, ma splendente con la gioia di Cristo ed è questo che mi ha colpito. Non sono andato ad incontrarla perché ero interessato al cristianesimo, ma piuttosto perché ero interessato alla storia russa ed incontrarla è stato veramente un incontro con Gesù Cristo. Non ero molto credente in quel momento e la religione non mi interessa affatto, ma ciò che ha attirato la mia attenzione è stata la grande gioia con la quale parlava di tutto ed era una gioia che mi ha spinto a chiederle: “Perché Lei è così gioiosa? Ha 89 anni, non può camminare, non può muoversi, vive in una minuscola squallida stanzetta. Cosa La rende così felice?”. E questo l’ha spinta a sua volta a testimoniare la sua fede. Questo mi ha semplicemente carpito, catturato. Il passo intermedio, naturalmente, è stato ritornare a casa e raccontare ai miei genitori che avevo incontrato Madre Barbara e attraverso di lei quell’uomo, Gesù.
Qual è stata la loro reazione?
Padre David Neuhaus: I miei genitori erano sotto shock. Mi avevano mandato in Israele. Non se lo aspettavano che il loro figlio ebraico, mandato ad una scuola ebraica in Israele, ritornasse parlando di Gesù e nel corso della conversazione, feci la promessa che avrei aspettato dieci anni. Avevo solo quindici anni. Dissi: “aspetterò fino ai miei 25 anni. Se questo sarà ancora vero quando avrò quell’età, voi accetterete”; e loro furono subito d’accordo. Credo che abbiano pensato: “Sta crescendo e lo supererà”. E infatti hanno accettato e ora ho un rapporto molto, molto stretto con i miei genitori. Ciò successe nel periodo intermedio fu un tentativo di patteggiare sempre più con ciò che questo implicava; credere in Gesù e poi, lentamente ma inesorabilmente, cercare di integrarsi nel suo Corpo nella Chiesa.
Che cosa implica questo?
Padre David Neuhaus: In primissimo luogo, come ebreo, implicava cercare di affrontare in qualche modo i temi molto duri e difficili delle relazioni ebraico-cristiane nella storia, essere attirato dalla Chiesa cattolica a causa del tentativo della Chiesa di affrontare questa storia, un cammino per chiedere perdono e un cammino verso la riconciliazione. La Chiesa Ortodossa, specialmente di tradizione bizantina, mi attirava enormemente, esteticamente mi piacciono molto la liturgia e i canti, è bello, ma quello che ho trovato nella Chiesa cattolica romana era un vero tentativo di assumere la nostra responsabilità come corpo storico nella storia del mondo. La persona che ha aperto la porta è stato papa Giovanni XXIII. La sua volontà di convocare il Concilio e di affrontare questi temi molto, molto difficili riguardo la nostra responsabilità per la storia del mondo, mi ha permesso di pensare che potevo essere cattolico e potevo essere ebreo, quindi ho potuto andare alla mia famiglia e dire: “non sto tradendo il popolo al quale appartengo”. Con i miei genitori, il dialogo è andato avanti per dieci anni e, come ho detto, quando sono stato battezzato all’età di 26 i miei genitori si erano un po’ riconciliati con l’idea di avere un figlio che era una vera e propria “pecora nera” e, come sto dicendo, il rapporto con loro è molto forte.
A che punto di questo processo di conversione ha sentito la vocazione?
Padre David Neuhaus: È venuto quasi subito, ad essere onesto, all’età di 15 anni, tre mesi dopo l’incontro con la Madre Barbara. I ragazzi della mia scuola si chiedevano l’un l’altro di scrivere dove saremmo stati a 30 anni, cioè quindici anni dopo. Io avevo scritto di essere un monaco in un monastero. In quel momento pensavo ancora in termini di Chiesa Ortodossa, ma credo che allora avessi già la netta sensazione dio aver vissuto la mia vita cristiana, dedicandomi al popolo di Dio e tentando di vivere una vita dedicata alla riconciliazione.
Quale è il sacramento con cui ha maggiore affinità?
Padre David Neuhaus: È stato molto chiaro fin dall’inizio della mia vita cristiana, che sono stato molto attratto dall’Eucaristia, dal contatto con il Corpo di Cristo nell’Eucaristia. E, naturalmente, lo ripeto di nuovo, per dieci anni ho assistito regolarmente all’Eucaristia senza essere in grado di parteciparvi.
(La seconda ed ultima parte verrà pubblicata venerdì 24 febbraio)
Questa intervista è stata condotta da Mark Riedemann per Where God Weeps, un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network, in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre.
In rete:
Aiuto alla Chiesa che soffre: www.acn-intl.org
Aiuto alla Chiesa che soffre Italia: www.acs-italia.glauco.it
Where God Wheeps: www.wheregodweeps.org
[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]