di Laura Zanella
ROMA, martedì, 28 febbraio 2012 (ZENIT.org) – Il Sitara-e-Quaid-e-Azam, la più alta onorificenza civile del Pakistan destinata a cittadini stranieri, è stata assegnata nei giorni scorsi a padre Robert McCulloch, membro della Società missionaria di San Colombano. In un Paese dove i cristiani sono perseguitati da un dilagante fondamentalismo islamico e da leggi che mettono a morte chi viene accusato di «blasfemia» – è nota la via crucis di Asia Bibi, la donna in carcere dal 2009 perché accusata di tale reato e su cui pende una condanna a morte -, un missionario è stato premiato dal governo pakistano «per i servizi alla salute, all’educazione e alla cura dei rapporti interreligiosi».
Australiano di nascita e residente a Roma da dicembre, padre McCulloch ha lavorato in Pakistan per oltre 30 anni. Come riporta l’agenzia ICN, è stato presidente del consiglio d’amministrazione dell’ospedale di Saint Elizabeth di Hyderabad, punto di riferimento per l’assistenza medica in città e nelle zone rurali della provincia del Sindh. Proprio in quest’area si è reso fautore di un programma di sensibilizzazione medica e, negli anni, è riuscito a costruire il primo centro per le cure palliative del Pakistan, che assiste i malati terminali.
Nel 2007 ha dato avvio a progetti per la formazione educativa, spirituale, morale e personale di oltre 150 giovani di Hyderabad, con la realizzazione del Catholic Centre of Academic Excellence e del Catholic Youth Development Centre. Durante le terribili inondazioni del 2011 che sconvolsero il Pakistan, il missionario ha prestato soccorso a oltre un migliaio di famiglie del Pakistan meridionale, aiutando nella costruzione di abitazioni per dare riparo alle vittime della catastrofe.
La vita di padre McCulloch, dedita all’impegno sociale e assistenziale verso gli ultimi, ha portato al riconoscimento civile da parte del governo pakistano. L’assegnazione del premio ad un prete sembra stridere con la realtà di un Paese, il Pakistan, in cui la minoranza cristiana – corrispondente all’1,5% della popolazione a fronte di un 97% musulmano – vive sotto la più violenta minaccia fondamentalista. Solo un anno fa a Islamabad l’odio religioso aveva ucciso Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico per le minoranze religiose e simbolo della lotta per i diritti dei cristiani nella Repubblica islamica.
Padre McCulloch conosceva bene il ministro Bhatti. Alla notizia della sua morte aveva dichiarato all’agenzia Fides: «Tutti coloro che si sono impegnati per la riforma della legge sulla blasfemia sono in pericolo; è necessario che le autorità civili e i musulmani moderati prendano posizione e adottino misure urgenti contro un tale perverso uso della religione».
Sulla situazione dei cristiani in Pakistan Mondo e Missione pubblicherà a marzo uno «speciale» curato da Qaiser Felix, un giornalista cattolico del Paese islamico, collaboratore dell’agenzia AsiaNews e profondo conoscitore della situazione socio-religiosa di quelle terre.
[Ripreso da Mission Online del 23/2/2012: http://www.missionline.org/index.php?l=it&art=4476]