di Eugenio Fizzotti
ROMA, venerdì, 17 febbraio 2012 (ZENIT.org) – Favorire la formazione dei laici alla vita cristiana, nella piena consapevolezza che non solo devono conoscere in forma corretta e coerente i contenuti della fede, ma soprattutto essere «capaci di esprimerli con la necessaria competenza e con stile veramente evangelico nelle più svariate circostanze della vita, coscienti che, come affermava con ardore apostolico l’Apostolo Paolo, ogni occasione, opportuna o inopportuna, è propizia per annunziare Cristo».
E’ questo l’obiettivo della Lettera pastorale che Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi – Cava de’ Tirreni, ha inviato ai soci dell’Azione Cattolica Diocesana, alle Comunità parrocchiali dell’Arcidiocesi e ai loro Pastori.
Una lettera scritta nella piena adesione a Papa Benedetto XVI che, inviando il 25 novembre dello scorso anno un messaggio alla plenaria della Congregazione per i laici, richiamò i laici cristiani alla necessità di una «trasparente testimonianza della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire».
Punto di partenza della lettera pastorale è il chiaro riconoscimento da parte di mons. Soricelli che “l’identità del fedele laico così come l’ha pensata il Concilio non si improvvisa ma va scolpita attraverso adeguati itinerari di formazione”.
A tal proposito, scrive il prelato: “Non sono sufficienti cammini che si riducano o allo studio dei contenuti della fede o a forme di spiritualismo che rischiano la chiusura nell’intimismo asettico oppure alla pratica di una generica filantropia e solidarietà. Sono richiesti invece processi di formazione “organica” laddove il termine sta a indicare la capacità di saper coniugare tutti gli aspetti della vita cristiana in un itinerario che sappia attraversare tutte le stagioni della vita, educhi alla percezione e al discernimento dei segni dei tempi e soprattutto si configuri come spazio di tirocinio alla vita di fede nello stile del dialogo nel contempo affettuoso e critico con il mondo: in altre parole un seminario della vita cristiana laicale la quale, pur essendo primariamente sostenuta dalla grazia del Battesimo, va supportata mediante un’adeguata e costante azione formativa”.
Piacevole e significativo è il richiamo all’Azione Cattolica, coerentemente ritenuta una «forma singolare ed esemplare di apostolato laicale» che, avendo maturato una profonda esperienza formativa nel corso di oltre un secolo di vita, «si è profondamente radicata nel tessuto della Chiesa italiana, che l’ha resa capace di preparare l’attenzione con cui il Concilio Vaticano II ha affrontato per la prima volta nella storia la questione dell’apostolato attivo dei laici nella vita della Chiesa e che la rende capace anche oggi, dopo le opportune e necessarie revisioni a cui si è sottoposta, di proporre itinerari di fede che corrispondono alle caratteristiche dell’organicità, della sistematicità, della gradualità, della dia logicità».
Un tale riconoscimento viene da precisi e costanti riferimenti magisteriali che, a iniziare dai primi decenni del secolo scorso, perdurano ancora nel tempo. Basti pensare al Papa Pio XI che fu promotore convinto dell’Azione Cattolica in tempi storici funesti, mentre Paolo VI ne incoraggiò fortemente la ministerialità alla luce dei nuovi orientamenti conciliari e il beato Giovanni Paolo II vide in essa soprattutto un’eccellente scuola di santità.
Risulta quindi, per Mons. Soricelli, particolarmente significativa la prospettiva della proposta formativa dell’Azione Cattolica che «tra l’altro ispira anche la dinamica dei catechismi dell’iniziazione cristiana e la più ampia scelta catechetica che l’episcopato italiano ha operato negli anni ‘70 ed è ritenuta ancora oggi rispondente alle esigenze delle comunità cristiane».
Manifestando un pieno apprezzamento per la sua naturale propensione a condividere il programma della Chiesa in stretto legame ai pastori della Chiesa, è possibile riconoscere all’Azione Cattolica «la sua totale assunzione del fine apostolico della Chiesa nella sua globalità in collaborazione con gli organismi pastorali e in sinergia con gli altri gruppi e movimenti». Ciò vuol dire che i suoi itinerari formativi «non sono fini a se stessi o alternativi a quelli della Chiesa locale ma hanno lo scopo di formare Christifideles “dedicati in modo stabile e organico alla missione della Chiesa nella sua globalità” che sappiano rispondere con generosità, prontezza e competenza alla chiamata dei loro Pastori per cooperare al più ampio fine apostolico della Chiesa».
Ovviamente ciò comporta un convinto e fattivo apporto spirituale del Parroco, il cui compito specifico «è quello di contribuire alla progettazione degli itinerari formativi, di rendersi disponibile per l’assistenza spirituale, di sostenere la fede degli associati e di aiutarli a leggere alla luce della fede le esperienza ecclesiali, soprattutto quelle più problematiche.
La sua “neutralità” è garanzia per l’associazione parrocchiale di conservare la dimensione ecclesiale e comunionale del proprio cammino al riparo da derive particolaristiche. Ma nonostante la sua neutralità il suo apporto è essenziale per la stessa ragion d’essere dell’Azione Cattolica in Parrocchia e richiede nel Presbitero una sana visione ecclesiologica».
Proseguendo nella riflessione mons. Soricelli evidenzia che ogni presbitero avverte il compito di manifestare un positivissimo atteggiamento nei confronti dell’Azione Cattolica, ritenuta un patrimonio particolarmente «prezioso e utile per l’edificazione di una Chiesa che sia veramente esperienza di comunione».
Quindi, la sincera gratitudine e riconoscenza a quei Parroci che accolgono con fiducia la sua esortazione «vincendo indifferenza, indugi e diffidenze, mettendo da parte timori anche comprensibili e prendendo coscienza che una Parrocchia con un’Azione Cattolica viva e vera è un investimento prezioso a lunga scadenza per la vita di una comunità cristiana».
Il Vescovo di Amalfi e Cava de’ Tirreni ribadisce, infine, la sua totale convinzione che «l’Azione Cattolica è un atto di fede e di fiducia che, confortato dal Magistero della Chiesa e mosso dalle urgenze del momento presente, costituisce il luogo esistenziale e relazionale nel quale i laici possono maturare la propria santità sul modello del Cristo incarnato e in una modalità inevitabilmente moderna».