L'incontro tra chiesa europea e africana è "un momento di grazia"

Il Papa riceve in udienza i partecipanti al Simposio intercontinentale sulla Nuova Evangelizzazione

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 16 febbraio 2012 (ZENIT.org) – L’Europa e l’Africa sono di fronte a molte sfide impegnative e, per le Chiese di entrambi i continenti, le criticità sono numerose. Ciononostante i segnali di speranza sono altrettanto forti.

Lo ha detto stamattina papa Benedetto XVI, ricevendo in Udienza i partecipanti al Simposio dei vescovi europei ed africani, sul tema L’evangelizzazione oggi: comunione e collaborazione pastorale tra l’Africa e l’Europa. L’uomo e Dio: la missione della Chiesa di annunciare la presenza e l’amore di Dio.

Il Simposio è in corso in questi giorni presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ed è organizzato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM).

A nome dei vescovi europei, il cardinale Peter Erdő, presidente del CCEE, ha dichiarato: “Riunirci qui in questi giorni ci ha aiutato a conoscere e ad apprezzare meglio l’altro ma anche a riscoprire insieme, con più chiarezza, il Signore che genera e sostiene la comunione tra di noi”.

“L’esperienza dello scambio dei doni provenienti soprattutto dalla nostra vocazione sacerdotale ed episcopale, ci aiuta a vivere con maggiore entusiasmo e dinamismo il nostro ministero”, ha aggiunto il porporato ungherese.

Da parte sua il cardinale Polycarp Pengo, presidente del SECAM, ha ricordato il plurisecolare rapporto di fratellanza tra cristiani europei ed africani e le “tante testimonianze che hanno dimostrato che nonostante la presenza di numerosi aspetti che differenziano le nostre culture, i valori fondamentali restano identici”.

Il Santo Padre ha preso atto dei “frutti spirituali” scaturiti dall’amicizia e collaborazione tra gli episcopati europei ed africani, incoraggiando a proseguire “su questa feconda strada di fraternità operosa e di unità di intenti, ampliando sempre più gli orizzonti dell’evangelizzazione”.

Per la Chiesa europea, inoltre, incontrare la Chiesa africana “è sempre un momento di grazia a motivo della speranza e della gioia con cui le comunità ecclesiali africane vivono e comunicano la fede, come ho potuto constatare nei miei viaggi apostolici”, ha aggiunto Benedetto XVI.

Nelle loro relazioni le chiese europee ed africane sono tenute a rinsaldare “il fondamentale legame tra fede e carità, perché esse si illuminano a vicenda nella loro verità”. La carità, in particolare, “favorisce l’apertura e l’incontro con l’uomo di oggi” nelle sue realtà quotidiane, spesso caratterizzate dalla povertà.

In entrambi i continenti i cristiani devono guardarsi dalla “indifferenza religiosa” e non accontentarsi mai di una “religiosità vaga, incapace di misurarsi con la questione della verità e il dovere della coerenza”, ha raccomandato il Pontefice.

Al pericolo del secolarismo, si aggiunge quello dell’edonismo che danneggia soprattutto la “struttura della famiglia” e inficia il “modo stesso di interpretare il senso dell’esistenza”. Il “grave malessere sociale” che ne deriva, sconfina spesso in fenomeni deprecabili quali “la pornografia e la prostituzione”.

Nonostante questi mali evidenti, nelle società europee ed africane “sono presenti non poche forze buone, molte delle quali fanno capo alle parrocchie e si distinguono per l’impegno di santificazione personale e di apostolato”, ha detto il Santo Padre, auspicando che le strutture cristiane già esistenti “possano diventare sempre più cellule vive e vitali della nuova evangelizzazione”.

Un’attenzione speciale va rivolta dalle chiese locali alla famiglia, in quanto essa, come “chiesa domestica”, oltre a custodire “usanze, tradizioni, costumi, riti impregnati di fede” e ad essere “fulcro formativo della gioventù”, è “il terreno più adatto per il fiorire delle vocazioni”.

Nella formazione delle giovani generazioni “assume un ruolo importante la dimensione culturale”, ha aggiunto Benedetto XVI. Infatti “la cultura nutrita dalla fede porta alla vera umanizzazione, mentre le false culture portano alla disumanizzazione”.

Riguardo alle problematiche della Chiesa nei due continenti, emerse durante il Simposio, il Papa ha osservato che, per quanto “rilevanti”, esse sono anche “la prova che la Chiesa è viva, è in crescita e non ha paura di compiere la sua missione evangelizzatrice”.

Se da un lato l’evangelizzazione è “parte integrante della vocazione di tutti i battezzati”, ai pastori e ai sacerdoti è affidata una particolare responsabilità che il Santo Padre ha indicato citando le parole della sua ultima Esortazione Apostolica: “Un Vescovo deve essere un innamorato di Cristo. L’autorità morale e l’autorevolezza che sostengono l’esercizio del vostro potere giuridico, potranno provenire solo dalla santità della vostra vita” (Africae Munus, 100).

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ZENIT Staff

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