Come fanno i cristiani a sopportare la sofferenza?

Il senso del dolore secondo il fondatore dell’Opus Dei

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di San Josemaría Escrivá

ROMA, sabato, 11 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Ora ti dirò quali sono i tesori dell’uomo sulla terra, affinché non li trascuri: fame, sete, caldo, freddo, dolore, disonore, povertà, solitudine, tradimento, calunnia, carcere…
Cammino, 194

La risposta definitiva
Davanti a queste amarezze, solamente il cristiano possiede una risposta autentica, una risposta definitiva, ed è questa: Cristo crocifisso, Dio che soffre e muore, Dio che dona il suo Cuore aperto da una lancia come pegno d’amore per tutti. Nostro Signore detesta le ingiustizie, e condanna chi le commette; ma rispetta la libertà di ogni individuo e permette, pertanto, che ve ne siano. Dio nostro Signore non causa il dolore delle creature, ma lo tollera perché, dal peccato originale in poi, il dolore è parte della condizione umana. Tuttavia, il suo Cuore, pieno d’Amore per gli uomini, lo ha portato a prendere su di sé, con la Croce, tutte le pene umane: la nostra sofferenza, la nostra tristezza, la nostra angoscia, la fame e la sete di giustizia.
È Gesù che passa, 168

Le afflizioni uniscono a Cristo
Se talvolta di fronte alla realtà della sofferenza sentite la vostra anima vacillare, il rimedio è guardare Cristo. La scena del Calvario proclama a tutti che le tribolazioni vanno santificate vivendo uniti alla Croce.
Le nostre afflizioni, infatti, vissute cristianamente, si trasformano in riparazione e in suffragio, in partecipazione al destino e alla vita di Gesù che, volontariamente, per amore degli uomini, ha sperimentato tutta la gamma del dolore, ha conosciuto ogni sofferenza. Nacque, visse, morì in povertà; fu combattuto, insultato, diffamato, calunniato e condannato ingiustamente; conobbe il tradimento e l’abbandono dei discepoli; assaporò la solitudine e le amarezze del supplizio e della morte. Ora lo stesso Cristo continua a soffrire nelle sue membra, nell’umanità tutta che popola la terra, e della quale egli è il Capo, il Primogenito, il Redentore.
È Gesù che passa, 168

Frequentare la scuola del dolore
L’Apostolo ci dà tutto un programma per frequentare con profitto la scuola del dolore: spe gaudentes lieti nella speranza; in tribulatione patientes pazienti nella tribolazione; orationi instantes costanti nella preghiera.
Cammino, 209

Unisci il dolore ― la Croce esterna o interiore ― alla Volontà di Dio, mediante un “fiat!” generoso, e ti riempirai di gioia e di pace.
Forgia, 771

Benedetto sia il dolore. ―Amato sia il dolore. Santificato sia il dolore… Glorificato sia il dolore!
Cammino, 208

Soffrire con allegria
Se uniamo le nostre piccolezze ― le contrarietà grandi e quelle insignificanti ― alle grandi sofferenze del Signore, Vittima ― l’unica Vittima è Lui! ―, aumenterà il loro valore, diventeranno un tesoro e, allora, prenderemo volentieri, con eleganza, la Croce di Cristo.
― E così non vi sarà pena che non sia vinta con rapidità; e non vi sarà niente e nessuno a toglierci la pace e l’allegria.
Forgia, 785

Di fronte al dolore altrui
Non passare indifferente davanti al dolore altrui. Questa persona ― un parente, un amico, un collega…, questo sconosciuto ― è tuo fratello. 
― Ricordati di quello che riferisce il Vangelo e che tante volte hai letto con dolore: nemmeno i parenti di Gesù si fidavano di Lui. ― Fa’ in modo che la scena non si ripeta.
Solco, 251

Con l’aiuto di Maria
Ammira la fortezza della Madonna: ai piedi della Croce, con il più grande dei dolori umani ― non c’è dolore come il suo dolore ― piena di fortezza. ― Chiedile questo vigore, per saper stare anche tu presso la Croce.
Cammino, 508

Non sei solo. ― Né tu né io possiamo trovarci soli. E meno che mai se andiamo da Gesù attraverso Maria, poiché è una Madre che non ci abbandonerà mai.
Forgia, 249

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ZENIT Staff

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