L'umanità si misura nel rapporto con i sofferenti

Mons. Zimowski spiega che non c’è civiltà se non si curano i malati

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di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 9 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Sabato 11 febbraio si celebra nel mondo la Giornata mondiale del malato. Per la chiesa cattolica questa giornata ha un significato simbolico che va oltre l’aspetto civile, perchè il cristianesimo è nato e si è diffuso nel mondo grazie alla carità evangelica che impegna tutti alla cura, alla condivisione e all’attenzione dei più deboli.

La giornata coincide con la memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes e ci ricorda che Maria non abbandona mai l’umanità. E’ proprio Lei infatti la più efficace mediatrice dei bisogni degli umani, ed è Lei la più grande consolazione.

Per meglio comprendere la rilevanza di una tale giornata e in che modo la Santa Sede si prepara a celebrarla, ZENIT ha intervistato l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari

Che cos’è la Giornata Mondiale del Malato e quando è stata istituita?

Monsignor Zimowski: È stato il Beato Giovanni Paolo II a decidere, nel 1992, di celebrare annualmente l’11 febbraio, in concomitanza con la memoria liturgica della Madonna di Lourdes, la “Giornata Mondiale del Malato”. 

“In Cristo ogni uomo diventa la via della Chiesa”, aveva infatti evidenziato il Beato nella Lettera Enciclica Salvifici Doloris, e ciò avviene in special modo quando nella vita della persona “entra la sofferenza”[1].

La Giornata Mondiale costituisce in effetti un appuntamento di prima grandezza se si considera anche che, come sottolineato dal Santo Padre Benedetto XVI nell’Enciclica Spe Salvi, “la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana”[2].

Per quanto riguarda le finalità della celebrazione, esse sono state ben delineate nella Lettera istitutiva: “sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le famiglie religiose nella pastorale sanitaria; a favorire l’impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare l’importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l’importanza dell’assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre”.

A venti anni dall’istituzione della Giornata, quale può esserne il bilancio?

Monsignor Zimowski: Celebrata per la prima volta nel 1993, la Giornata Mondiale del malato, ha nel tempo acquisito la risonanza e la valenza internazionale che le spettano. Anche se, indubbiamente, c’è ancora del cammino da compiere. Vi sono Chiese Locali e Particolari che programmano la celebrazione in modo tempestivo e più che adeguato. Tra queste possiamo evidenziare l’impegno costante della Chiesa Spagnola e di quella Irlandese.

Sempre coronata da un apposito Messaggio del Santo Padre, che costituisce piattaforma e volano della programmazione, la Giornata del Malato ha senz’altro presentato innumerevoli benefici per i sofferenti e chi è loro accanto, gli agenti di pastorale e tutte le persone che si fanno carico dei malati. E’ indubbio anche che, trattandosi della Salus, dunque la salute integrale della persona, non è possibile formulare ‘dati statistici’.

Tornando al Messaggio del Papa, quest’anno ha avuto come tema “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19). Diffuso alcune settimane fa nelle diverse lingue, il documento è oggetto di approfondite riflessioni che certamente ci arricchiranno anche in vista dei futuri impegni nel mondo della salute.

In quali Paesi l’evento è stato celebrato in forma solenne?

Monsignor Zimowski: La prima ‘tappa’, se così si può definire, è stata Lourdes nel 1993, dove la Giornata è stata celebrata anche una seconda volta, nel 2004. Nel 1994 ha avuto luogo a Czestochowa, in Polonia, e le seguenti edizioni sono state realizzate in Costa d’Avorio, in Messico, in Portogallo (a Fatima), a Loreto, a Beirut (Libano), a Roma nel 2000 e nel 2010, in Australia nel 2001 e nel 2006, in India, negli USA, in Camerun e in Corea. Dal 2007 ha cadenza triennale e la prossima celebrazione solenne è prevista ad Altötting in Germania nel 2013. Come anticipato da Papa Benedetto XVI nel suo messaggio di quest’anno, il tema conduttore sarà incentrato sulla figura del Buon Samaritano.

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[1] Cfr. Beato Giovanni Paolo II, Papa, Lettera Apostolica Salvifici Doloris, N.3

[2] S.S. Papa Benedetto XVI, Lettera Enciclica Spe Salvi, N.38

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ZENIT Staff

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