Francesco d'Assisi di Liliana Cavani: un'occasione…

A proposito della fiction televisiva, terzo film dedicato all’Assisiate

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Dopo la visione del terzo film – o meglio una fiction andata in onda su Rai Uno nei giorni 8 e 9 dicembre – di Liliana Cavani su Francesco d’Assisi, cercando una parola che possa darne una descrizione viene alla mente immediatamente il termine “occasione”.

Sì, un’ulteriore occasione non solo per far conoscere al grande pubblico l’Assisiate vissuto nel secolo XIII – nel caso che ce ne fosse bisogno –, ma anche per scoprire che la sua vicenda fu fortemente caratterizzata dalle relazioni, ossia che attorno a lui e con lui vissero molte persone e che quindi una lettura che punti i riflettori unicamente su di lui risulta se non fuorviante, certamente riduttiva.

Un’occasione per scoprire che quella di Francesco e della fraternitas minoritica è una vicenda complessa, a volte contraddittoria, tanto da sembrare persino assurda: ma questa è la storia in cui visse – e volle vivere – e qualsiasi semplificazione è sempre una manipolazione.

Un’occasione per approfondire la vicenda dell’Assisiate, sia leggendo le fonti a lui inerenti – soprattutto gli scritti – sia qualche buon studio quale il volume di André Vauchez, Francesco d’Assisi. Tra storia e memoria (Einaudi) – frutto di 40 anni di studio e che ha richiesto 4 anni per la stesura – oppure di Chiara Agnese Acquadro, Sulle orme di Gesù povero. Chiara d’Assisi e il suo itinerario di vita (Ed. Porziuncola).

Un’occasione per imparare a distinguere quello che è stato da ciò che è diventato, ossia le diverse letture fatte lungo i secoli, da quella liturgica che lo definisce come “uomo cattolico tutto apostolico”, a quella profetica, colonialista, pacifista, ecologista, ecumenica, dialogante. E tra queste letture vi sono anche quelle cinematografiche comprese le tre opere della Cavani.

Un’occasione per imparare a guardarsi da anacronismi: l’incontro con il sultano AlMalik al-Kāmil è troppo attuale per non cedere a un linguaggio e gesti più propri dell’oggi che del secolo XIII!

Un’occasione per riflettere come tra ricerca erudita e divulgazione vi sia uno scarto non trascurabile. Solo per fare alcuni esempi, nel film vi sono visioni datate: che Francesco non volle un’osservanza alla lettera del Vangelo è stato ben delucidato da André Vauchez nel 1994; che la contrapposizione di frate Elia all’intuizione iniziale si tratti di una damnatio memoriae di fine secolo XIII è stato in modo inopinato dimostrato da Flippo Sedda nel 2001; che l’Assisiate – benché non acculturato – fosse alfabetizzato, ossia sapesse leggere e scrivere in latino e che nel suo volgare vi sono dei latinismi lo ha evidenziato Attilio Bartoli Langeli che ha riunito i suoi studi in un bel volumetto del 2000. La questione del rapporto tra una ricerca sempre più raffinata e divulgazione rimane una domanda aperta e forse necessita di un urgente approfondimento.

Un’occasione di rileggere quanto ebbi a scrivere nel 2005 nel libretto Frate Elia da Assisi a Cortona. Storia di un passaggio: «In una fiction televisiva che si rispetti, frate Elia ricoprirebbe senz’altro il ruolo del cattivo che si contrappone al buono e mite san Francesco ed ai suoi compagni, in primo luogo frate Leone, pecorella del Signore, e, subito dopo, il pacifico sant’Antonio da Padova, sostenuti questi ultimi dalla preghiera di santa Chiara, rinchiusa presso la chiesa di San Damiano in Assisi. Tuttavia, tali stereotipi non reggono ad un’analisi più approfondita, soprattutto se si tiene conto del genere agiografico e delle finalità più o meno polemiche delle diverse fonti. Infatti, ad un’analisi dettagliata dei documenti i ruoli non risultano essere così scontati».

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Pietro Messa

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